mercoledì 14 febbraio 2018

Quattro anni di troppo poco amore

Non avrei potuto terminare la giornata senza scriverti quanto ti amo. Quanto ti ho desiderata, amata fin dal primo momento ma anche temuta: perchè eri una piccola rivoluzione in una routine già rodata di pannolini, passeggini, sorrisi. E a te so di averne dati troppo pochi, di sorrisi, abbracci e coccole, per il timore di farne perdere a chi ti aveva preceduta.

Ma tu sei Emma di nome e di fatto: una guerriera che dalla trisnonna ha ereditato il carattere tosto amplificando la dolcezza che mi dimostrava quando la accompagnavo in camera per il riposo pomeridiano.

Vorrei averti stretta di più, coccolata di più, guardato sempre con dolcezza e ora penso spesso che sia troppo tardi: perchè i tuoi capricci e la tua intraprendenza mi fanno scordare l'amore, la comprensione, la tenerezza e il bisogno che hai di stare insieme.
Poi però arriva sempre il momento in cui mi guardi e ti fisso anche io: in quegli occhi in cui ci si può perdere per ritrovarci tutto il bene che ci vuoi.
La tua tenerezza, che esprimi nei tuoi inaspettati ma frequenti «Mamma, ti voglio tanto bene!» o nelle volte in cui cedi di fronte alle richieste dispotiche di tua sorella per giocare a ciò che vuole lei o mangiare solo lei qualcosa.

Mi chiedo come e quando tu sia diventata così, dove siano andati questi quattro anni: perchè mi sembra di non ricordare nemmeno una delle volte in cui ti ho cambiata, vestita o fatto il bagnetto, troppo presa com'ero dal cercare di non dispensare cumuli di affetto in una sola direzione.
Sei la gioia pura del tuo sguardo felice quando hai visto accendersi le luci di Natale in piazza. Sei le tue manine con le dita martoriate perchè sempre in bocca. Sei il ricciolo che ti esce dalla coda. Sei i capricci ogni mattina per mettere le scarpe di Frozen. Sei quella che «Se non fai la brava mamma ti riprende il soldino» e tu, con sguardo di sfida, apri il portamonete e mi allunghi lo spicciolo sul tavolo. Sei “lamarrone” (il marrone), “anto” (alto), “siuaua” (chihuaua), “sarfofago” (sarcofago, perchè vieni trascinata nelle passioni di Sofia per gli egizi), "la maettra Bibiana" e “la mia sorella”, che dici con profondo, sincero e crescente orgoglio soprattutto nelle ultime settimane. Sei quella che risponde «se (=c'è) caccosa che non mi convinse» quando ti ho chiesto se ti piace il corso di ginnastica.
Sei i tuoi disegni sempre più accurati e complicati nonostante spesso tu dica di non saperli fare. Sei il semaforo quasi sempre verde all'asilo e che quindi mi fa presagire tempesta a casa.

Sei il tormento di Degas, il punchball di Sofia, un pasticcio continuo, una pensata sempre nuova, una contestazione perenne, una testardissima peste.  
Ma sei Emma. E guai se non ci fossi.
Perchè San Valentino non avrebbe più senso senza di te.

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