giovedì 29 dicembre 2016

Natale all inclusive

Quest’anno, per le vacanze di Natale, abbiamo optato per un all inclusive.
Al caldo, cucina semplice ma con una punta di raffinatezza, qualche gita anche serale/notturna e - quel che più conta – sempre tutti insieme. Riposo? Non molto, a dire il vero: eravamo troppo impegnati a districarci fra le alte temperature, le scariche di temporale e i rossori indotti dall’eccessiva acidità.

Curiosi di conoscere la meta?
Si tratta di una meta triplice: il salotto, la camera, il bagno.
Perché l’all inclusive ce lo ha regalato la Pulci la quale, forse  a corto di idee ma certo in riserva di difese immunitarie, dopo una ripresa dall’ultima botta di raffreddamento che l’ha tenuta a riposo per una settimana assieme alla Princi permettendo a entrambe di godersi rispettivamente le ultime due mattine di ludoteca e gli ultimi quattro giorni di scuola, è stata “out of order” dall’antivigilia di Natale a oggi.

Tutto è cominciato così...

Approfittando della splendida e insolitamente calda giornata di sole, decido di portare a pattinare su ghiaccio la Princi, promessa che le avevo già fatto lo scorso anno ma che era rimasta pendente. Ora: lei pensa che io piroetti come Elsa immaginando se stessa scivolare sicura e soprattutto in piedi come Anna. Così, vinte le titubanze legate al fatto che non sono proprio come l’eroina di “Frozen”, ci siamo preparate e siamo salite in auto. Ma si vede che questa pattinata non s’ha da fare: arrivate a metà strada, la Pulci ha avuto un problemino di stomaco nato dalla sua tosse persistente. Quindi: dietrofront. Temevo scene madri della Princi per la mancata pattinata e invece si è subito rassegnata, vuoi perché obiettivamente preoccupata per aver visto la sorella star male (sì: le mie belve sono capaci di momenti di compassione reciproca, cosa di cui sono molto fiera), vuoi perché abbiamo poi visto i cartoni. Tanti cartoni. Montagne di cartoni si sono succedute davanti ai loro occhi in questi giorni di festa: perchè la tv resta la preferita nonostante la valanga di giocattoli ricevuti e che ci ha costretti ad avviare il trasloco per lasciare loro spazio sugli scaffali eliminando i miei libri, effettivamente “oggetti” inutili dato che restano sempre chiusi.

Dalla tosse si è presto passati al febbrone, che in tre giorni si è attestato sui 38° toccando punte di 39.1 nonostante gli antipiretici somministrati. E nonostante l’ottimismo del papàconinfradito che, la mattina del 24, ancora era convinto di portarla fuori per il cenone e la tombola: impegni che io avevo archiviato immediatamente e senza remore date le complicanze che comportano. Una vigilia separati: lui con la Princi da una parte, la mamma-nonna e io a vegliare sul febbrone della Pulci davanti a dei pezzi di pizza scongelata, qualche anello di cipolla fritto, panettone e una bottiglia di prosecco per digerire le scene più truculente de “Il Padrino” di cui avevo solo qualche memoria infantile. Per me è stata una serata splendida, senza forzature, disagi, parole a mezza voce il cui volume è superato da quello dei pensieri non detti. Ho pure aperto la porta a Babbo Natale prima del previsto, convinta che (come ogni anno) la cena si sarebbe dilungata. E invece alle 23.30 sento salire le scale: «La Princi era stanca: mi ha chiesto lei di tornare». Tanto stanca che, non paga dei pacchi già aperti, si è fiondata sotto l’albero assieme alla Pulci, che ha avuto un’ora di gloria nonostante l’influenza.

Non avevamo programmi particolari per il giorno di Natale: avevo pensato di andarcene a Lignano prima di pranzo per vedere il presepe di sabbia e mangiare quel che capitava in un bar o locale di passaggio. Invece abbiamo preparato un piccolo pranzo natalizio prima di inaugurare una nuova tappa dell’ all inclusive, con la gastroenterite che ci ha accompagnati per tutto il pomeriggio di Natale e la mattina di Santo Stefano, sempre a braccetto con una tosse stizzosa.
Il 26 sarebbero dovuti venire zii e cugini a pranzo: invece, esaurita la scorta di slip causa bombardamenti rivelatisi poi particolarmente dolorosi, abbiamo fatto la prima gita. Al pronto soccorso, dove eravamo in buona compagnia e dove abbiamo trascorso l’intera mattinata. Guardando i cartoni nella sala d’aspetto mentre la Princi faceva lo stesso a casa con la mamma-nonna. Ci siamo poi tornati la sera dopo, fortunatamente standoci la metà del tempo e per curare le piaghe causate dalla gastroenterite.
Bilancio di queste giornate?

Quattro notti di sonno frammentato, con la Pulci insieme a me nel lettone e il papàconinfradito nel letto a castello assieme alla Princi. Tante fette di panettone per ristorarmi dalla pesantezza psicologica della situazione. Tanti sensi di colpa verso la Princi per averle dato poco retta rispetto alla Pulci. Tanta preoccupazione per il timore che tornassero le convulsioni la sera della Vigilia, visti certi sussulti della cucciola. Tanta voglia di non avere malattie per casa per almeno un po’ di tempo: perché non abbiamo alcun programma neanche a Capodanno, ma almeno starsene in tranquillità a mangiare lenticchie senza dover correre in bagno sarebbe carino. E tanta gioia e calore provati quando, la sera del 26, sono venuti gli zii: sentire dire dalla Princi che è stata felice che fossero stati con noi racchiude ciò che io intendo per Natale. Con la N davvero maiuscola.

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