Era più o meno quest’ora del
pomeriggio. Stavo studiando greco, ero alle prese con una versione che
raccontava la storia di due fratelli che discutevano l’eredità. E quando sono
arrivata alla frase «Il padre morì» è squillato il telefono. Qualcuno direbbe
che è stato semplicemente un caso. Ma io credo nelle coincidenze del destino.
Ricordo tutto come fosse oggi. Eppure sono
trascorsi ventitré anni.
Anni in cui di cose ne sono successe
tante, anni in cui la vita è andata comunque avanti: ma in ogni momento,
silenziosa, dietro un angolo stava la domanda:
«Come sarebbe stato se ci fossi stata
anche tu? Cosa avresti detto se ci fossi stata anche tu? E come saremmo stati
noi se ci fossi stata anche tu?».
Domande inutili, forse, ma che
inevitabilmente affiorano: silenziose, insidiose, fastidiose.
Il saluto migliore te lo ha inviato l’altro
giorno la Princi avvicinandosi alla porta e mandando un bacio verso il cielo,
dove sa che ci siete tu, la nonna Carolina e il nonno Arnoldo.
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