Dire «Puoi lavorare tranquillamente da casa» è un grosso
ossimoro. O equivoco. O entrambi.
Tranquillamente lo puoi fare se non hai due saette che chiamano «Mamma! Mamma! Mamma!» ogni mezzo
minuto. O che, appena acceso il computer, supplicano «Mamma, giochi con me?», facendo scivolare l’indice di mammitudine
sotto i tacchi se rispondi «No, amore: devo lavorare», o facendoti sembrare che
stai lavorando da diverse ore mentre ti sei soltanto seduta al tavolo.
Forse, in realtà, tranquillamente si lavora fuori casa.
In un posto in cui arrivi dopo un
tragitto, a piedi o in auto poco importa.
In un luogo in cui chiudi la porta e
– si spera almeno per qualche minuto – lasci i pensieri dalla parte del muro
opposta alla tua; non hai fornelli da controllare, pavimenti da aspirare,
lavatrici da caricare mentre aspetti che si accenda il computer.
Non devi scrivere con in sottofondo
una playlist di Alvin superstar.
Non devi sorvegliare il lavoro della Princi che, non volendo essere da meno, tira fuori il mini computer mentre Briciolina sfodera il proprio"tabre" (=tablet).
Non devi alzarti per prendere acqua, accompagnare in bagno,
distribuire merende.
Insomma: questa, in grande sintesi, è la situazione degli ultimi
giorni.
Sto sclerando. Mi sto sentendo la peggiore mamma, moglie, figlia
e amica del mondo. Speriamo duri fino all’avvio della mostra. Speriamo di far
funzionare i tempi, le richieste e le necessità di ognuno quel che basta per la
sopravvivenza.
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