venerdì 5 febbraio 2016

a carnevale, una festa non cale


Tanto per darmi la zappa sui piedi, in un periodo in cui vedo tutto nero (non so se perché sta riprendendo il giusto ciclo del ciclo, dopo anni di assenza: e magari non ci sono più abituata), ci si mette anche la festa di Princi e Briciolina.

Doveva essere l’evento dell’anno (senza nulla togliere al prossimo matrimonio dei cuginetti), preparato da almeno un mese e mezzo, pensato – nella testa della Princi ma pure nella mia – dal momento in cui abbiamo chiuso la porta dell’oratorio alla fine di quello del 2015.
Tema Frozen? Mia & me? Masha e Orso? Winx (dio ce ne scampi e liberi)? Gli argomenti si sono susseguiti a una velocità 2.0. Poi: decidere se fare una festa per ciascuna o un genetliaco cumulativo. Forse, se in questo cumulo avessimo compreso anche il compleLui e il complenonna avremmo avuto più successo.

Tenere tutto sotto controllo è difficile: riuscire a pensare a cosa preparare, dove festeggiare, come allestire, che giochi proporre, che musiche mandare in sottofondo... Ma il problema principale è quello che sembra più banale: quando festeggiare.
Quest’anno l’abbiamo presa brutta. Pur di avere la location abituale dei compleanni di tutti i compagni di scuola, pur di avere con noi parenti e amici che altrimenti avrebbero lavorato, abbiamo optato per la domenica. Giorno comodissimo per chi non lavora e pure per chi organizza.

Ma non abbiamo pensato al Carnevale. O meglio: ci ho pensato solo nel momento in cui, nei biglietti di invito, ho aggiunto la postilla sulla possibilità di venire in maschera, cosa che lo scorso anno era stata apprezzata.
E invece, quest’anno, le concomitanti sfilate e/o veglioni pomeridiani hanno la meglio, così come le possibilità di fuga dalla città incentivate dai seguenti tre giorni di chiusura delle scuole.
Quindi, uno alla volta, la maggior parte solo se sollecitati a confermare o meno la presenza, ha defezionato.

E quindi, zappa sui piedi per me.
Perché penso che forse avrei fatto bene se avessi consegnato gli inviti con maggiore anticipo.
Perché forse avrei dovuto ascoltare la Princi quando rispondeva «Sì!» a ogni nome dell’intero elenco dei bambini della scuola che le chiedevo se avessimo dovuto includere nella lista.
Perché, in un delirio di onnipotenza, penso che forse non vengono perché sono io a stare antipatica ai genitori.

E poi, al di là del risvolto positivo dato dalla conferma che ho fatto bene a non intraprendere la carriera di organizzatrice di eventi, scatta la ricerca di un piano B.
Ma non c’è.

Ti senti ancor peggio se ripensi alla figura barbina di sfilare davanti ai genitori per consegnare inviti sentendoti scrutata con un cipiglio «E perché mio figlio no?»: magari chi non ha ricevuto l’invito sarebbe venuto.
E pensi pure che avresti fatto davvero bene a invitare il bimbo la cui mamma oggi, in attesa dell’uscita dei pargoli, ti ha chiesto con vera preoccupazione «Come va?», “solo” perché ieri e oggi ti ha vista male. Unico “evento” di questi ultimi giorni ad avermi aperto il cuore. Una persona che si interessa a te e che, nella fretta, ha avuto il tempo di osservarti, capire che qualcosa non va e interessarsi.

Vabbè, ormai andrà come deve andare. Bene comunque, spero: perché chi ci sarà, ci sarà con il cuore. E perchè le nostre Elsa e Anna, o Sciacscia e Upo come dice Briciolina, ,festeggeranno comunque insieme. 

E perché comunque una delle principali preoccupazioni della Princi era avere i pop corn (e li avrà). Seconda preoccupazione, espressa mentre salivamo le scale: «Mamma, ma la festeggiata può mangiare?». «Certo! Anzi: può mangiare le cose più speciali. Preparerò un panino con un salame intero con sopra il tuo nome, che dici?».

Spero le basti per alleviare il disappunto di quando le ho detto che saremo meno del previsto. E, per cercare di compensare ulteriormente, la sera dopo ci sarà una nuova festa: il complenonna. Ancora non si sa con quanti partecipanti.

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