Silenzio. “La Bella Addormentata” ha steso la grande, “Raggio di sole” ha messo ko la piccola: divertente vederle a poco poco chiudersi gli occhi mentre la cullo.
Mi metto sul divano: finalmente posso
accendere il pc per scrivere qualcosa. Apro l’agendina (sì: non sono mentalmente pronta ad abbandonare quella
cartacea né avrei la pazienza di aggiornare gli appuntamenti sul cellulare… Ops:
i-phone). Il segnalibro è rimasto incastrato
fra le giornate di sabato e Pasqua. Tanto per dirne una su questo periodo.
Ma siccome oggi mi sento positiva,
non ho voglia di parlarne, ma piuttosto di raccontare il perché di questo
insolito ottimismo in un momento in cui vedo tendenzialmente tutto grigio-nero
e non ho voglia di fare nulla. E, probabilmente,
prendermi cura delle belve e di Lui lo faccio solo perché devo.
Comunque…
Comunque l’ottimismo è iniziato
qualche giorno fa, quando Lui – dopo avergli detto che la mamma-nonna e io
stavamo pensando di andare in Toscana - ha annunciato che avrebbe
potuto prendere ferie per venire con noi. E così, via a progettare il viaggio,
anche durante la notte. Ed era una delle notti in cui già mi ero alzata diverse
volte per la tosse di Briciolina e l’ansia da solitudine della Princi. Ma poi tornavo a letto e non riuscivo a dormire
perché la mente correva a quando potremmo partire, a come organizzare la
vacanza, a cosa ci servirà, a come faremo a stipare nel Mostro (l’auto grande,
ndr) due belve, una mamma-nonna e il necessario per tutti, passeggini compresi.
Poi c’è stato ieri. Nel tentativo di far ingurgitare qualcosa alla Princi (che da
gennaio a ora è diventata iper selettiva con il cibo: vuoi perché sta male,
vuoi per impuntarsi su ogni cosa che non le va - ed evidentemente sono molte),
ho pensato di uscire per prendere un gelato. E nonostante ci fosse la
mamma-nonna, ho attivato i sensi da Super mamma: con un
occhio stavo attenta a evitare che Briciolina si spalmasse sul tavolino dopo
aver ribaltato bottiglie, tazzine e patatine; con l’altro tenevo sotto
controllo il gocciolamento del cono della Princi per evitare di infilarla così
com’era nella lavatrice; con il terzo (occhio) osservavo ridendo sotto i baffi
le bambine che soffiavano la bici alla Princi che abbozzava. Nel contempo,
cercavo di impartirle lezioni sul fatto di condividere i giochi non solo con
chi – benevolmente – glieli stava soffiando sotto il naso, ma anche con quella
che chiama, raramente e in genere dopo averle strappato tazzine e pupazzi, «la
sua sorellina». Goffamente mescolata alle bimbe della vicina scuola materna, la
Princi si barcamenava tra il suo gelato alla ciliegia (!) e l’osservazione di
chi le sfrecciava davanti, forse con una punta di invidia per tanto
affiatamento: che io, per conto mio, invidiavo fra le mamme. E proprio quando stavano
procedendo alla raccolta della prole, una di queste, con piccolina abbarbicata in
braccio, mi apostrofa:
«Ah: complimenti per il blog».
Io: «??»
Lei: «Mammaconicalzettoni, vero?
Complimenti, ti leggo sempre. Mi sono molto rispecchiata nel post sull’influenza
intestinale!»
Io: sorriso a 252 denti, un po’
sconcertata, iper felice «Orpo! Mi sento famosa!»
Che bello sarebbe se fosse così, se
le persone mi riconoscessero come Mammaconicalzettoni. Il mio essere mamma avrebbe un
senso ulteriore, anzi, darebbe un senso a ciò che sono come persona.
Ci sto lavorando: piano piano e molto a livello mentale, ma vediamo.
At last,
but not least reason for my optimism: il ritorno alla scuola materna. Contrariamente al
parere della pediatra, che aveva suggerito di tenerla a casa ormai tutta la
settimana, oggi ho portato la Princi a scuola. Ne ho bisogno io: per poter accudire e coccolare di più Briciolina,
che ultimamente reclama a gran urla i suoi spazi di attenzione; per ridare un
ritmo alle giornate; per potermi sentire un po’ più leggera (e qui monta il
senso di colpa) e poter sperare di fare qualcosa per me, in primis il blog e un
lavoro che, ancora intonso, sta per giungere a scadenza.
Ma ne ha bisogno soprattutto lei: per riprendere a confrontarsi con
gli altri bambini, per ricominciare a guardare nel piatto do persone diverse da
noi trovandoci magari qualcosa di interessante, per reimparare le cose che già
sapeva e a volte sembra aver scordato. Visto che è ancora ben imbevuta di tosse
e raffreddore, non so quanto e se durerà fino alla nuova settimana: ma intanto lasciatemi illudere. Perché, come
diceva una mia compagna di liceo, chi vive sperando…
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