Stamattina,
reduce da una nottata in semi bianco, ho dovuto confrontarmi con un ciclone: il
ciclone Princi. A cui si è aggiunto, tanto per non farsi mancare nulla, il
tornado Briciolina.
E allora penso.
Penso
se valgo come mamma anche quando tiro un urlo più del dovuto. Penso come
arginare e prevenire queste crisi per le quali vorrei interpellare un esperto
del Pentagono. Penso che mi manca qualcosa: mi manco io. Io con i libri
che vorrei leggere, le mostre da visitare, i viaggi da fare, i film da vedere
al cinema, gli spettacoli da godere a teatro, la palestra, gli aperitivi con
gli amici, il tempo di buttare una montagna di vestiti sul letto per decidere
quale mettere. E allora penso ancora: che forse se mi dedicassi a queste cose
magari sarei più serena e passerei meglio il tempo con le belve. Poi mi guardo
attorno e penso infine: già, ma chi vogliamo
prendere in giro? Chi ci pensa a lavatrici, pappe e cene da preparare,
vestiti da ripiegare, lavastoviglie da caricare? Così adesso, che finalmente
(ma chissà per quanto) le belve dormono, invece di:
a.
Stirare;
b. Smacchiare magliette e/o bavaglini e/o asciugamani intrisi di
cibo di dubbia identificazione;
c.
Leggere l’ultimo libro di Flavio Caroli;
d. Leggere il numero di settembre di Art Dossier che giace appunto
da due mesi, ancora intonso, sul comodino;
e. Spazzare;
f.
Fare il cambio stagione nell’armadio (il mio, ovviamente);
g.
Cucire i pantaloni principeschi che stamattina, scarpe già ai
piedi, ho visto scuciti
Invece
di tutto questo e altro che ora non mi viene in mente, scrivo.
Scrivo le ragioni per essere mamma.
Perché
è inevitabile: quando sei sul punto di chiamare
a raccolta l’Uomo Ragno, Hulk, Mrs. Doubtfire, Mary Poppins e magari Rossi e
Hotchner di Criminal Minds per entrare nella mente delle belve e capire
come uscire viva dal panico del momento, pensi ai motivi buoni per cui ti
ritrovi a fare la doccia insieme alla Barbie e non a Lui, con una bimba che
gattonando ha rovesciato il bidoncino dell’immondizia pieno di pannolini
sporchi e l’altra che sta apparecchiando il suo scalino per raggiungere il
water con tutti i contenitori e le padelle che è riuscita a rubare dalla
cucina.
Quindi
vediamo. Essere mamma vale la pena per:
perché
una mattina su sette la Princi ti da’ il buongiorno buttandoti le braccia al collo o confessandoti che «È bello C. P!»
(il suo compagno di scuola) anziché piangere strillando alle 5.45 perché vuole
il latte;
perché
quando, in meno di un’ora e mezza, riesci a: preparare la colazione per tutti,
sparecchiare, far lavare i denti alla Princi, lavarle il viso, dare il biberon e
cambiare Briciolina, farti doccia e capelli, vestirvi e uscire di casa ognuna
con il suo giubbotto e non a giacche invertite pensi di essere un dio;
perché
una mattina a settimana la Princi ti chiede se si va a scuola aspettando
ansiosa una risposta affermativa: e quando la vedi dare la mano alla maestra o
alla sua amichetta salutandoti tranquilla, pensi
di aver fatto un buon lavoro, perché sa che ci sei e che le vuoi un’infinità
di bene;
perché
quando torni a casa e rifai il letto facendo cucù a Briciolina, lei ride con gli occhi, poi con il sorriso e ti si
spalanca il cuore. Se poi comincia con le sue cantilene, è la fine: ti sciogli
sul momento;
perché
quando dormono entrambe, apprezzi di più il silenzio surreale che cala sulla casa anche se non sai di quanta
autonomia si tratta;
perché
ti senti responsabile di ogni complimento
per la bellezza dei loro occhi o per come si comportano, anche quando urlano «Mamma
devo fare la cacca» nel mezzo del bar;
perché
fino al momento di andare a scuola tutte
le cose che fanno e dicono sono quelle che tu hai loro insegnato: e allora
se conoscono Chagall, sanno esibirsi in un arabesque o confondono il titolo “Gnam
gnam style” con whats ap vuol dire che ascoltano ciò che dici;
perché
alla fine di un capriccio, la Princi mette il suo musetto vicino al tuo per
dirti «Mamma, ti voglio tanto bene»
stringendoti in un gigantesco abbraccio;
perché
ci sono dei momenti in cui già si
assapora l’intimità e una sorta di complicità fra donne(che durerà ancora per
un anno?!);
perché
la casa può essere un bordello di
disordine ed essere al limite della denuncia alle autorità sanitarie per i
nugoli di polvere che si rincorrono fra le stanze, ma sei giustificato: hai dei
bambini;
perché
puoi vestirti come i Puffi, sempre
uguale per gli ultimi mesi della gravidanza e i primi del post parto perché non
hai null’altro che ti stia addosso senza sembrare una salsiccia;
perché
quando ti svegli la terza volta in una notte, per la settima volta a settimana,
perché la tua piccola sta male, mentre cammini su e giù per il corridoio la senti solo, esclusivamente, tutta tua
e senti le sue manine sulle tue spalle, abbandonate per dirti che sei l’unica
cosa di cui ha bisogno.
Poi
la mattina ti svegli: e se hai tempo di farlo, vedi il riflesso del tuo visto
grigiastro nello specchio, con due mezzelune viola sotto gli occhi e i capelli
sparati che non ti serve neppure il gel per rialzarli. E sei di nuovo lì, nuda in mezzo al bagno, a chiederti perché una
strilla e l’altra punta i piedi per entrare nella doccia.
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