martedì 4 novembre 2014

le ragioni per essere mamma

Stamattina, reduce da una nottata in semi bianco, ho dovuto confrontarmi con un ciclone: il ciclone Princi. A cui si è aggiunto, tanto per non farsi mancare nulla, il tornado Briciolina.
E allora penso.
Penso se valgo come mamma anche quando tiro un urlo più del dovuto. Penso come arginare e prevenire queste crisi per le quali vorrei interpellare un esperto del Pentagono. Penso che mi manca qualcosa: mi manco io. Io con i  libri che vorrei leggere, le mostre da visitare, i viaggi da fare, i film da vedere al cinema, gli spettacoli da godere a teatro, la palestra, gli aperitivi con gli amici, il tempo di buttare una montagna di vestiti sul letto per decidere quale mettere. E allora penso ancora: che forse se mi dedicassi a queste cose magari sarei più serena e passerei meglio il tempo con le belve. Poi mi guardo attorno e penso infine: già, ma chi vogliamo prendere in giro? Chi ci pensa a lavatrici, pappe e cene da preparare, vestiti da ripiegare, lavastoviglie da caricare? Così adesso, che finalmente (ma chissà per quanto) le belve dormono, invece di:
a.      Stirare;
b. Smacchiare magliette e/o bavaglini e/o asciugamani intrisi di cibo di dubbia identificazione;
c.      Leggere l’ultimo libro di Flavio Caroli;
d.   Leggere il numero di settembre di Art Dossier che giace appunto da due mesi, ancora intonso, sul comodino;
e.      Spazzare;
f.      Fare il cambio stagione nell’armadio (il mio, ovviamente);
g.     Cucire i pantaloni principeschi che stamattina, scarpe già ai piedi, ho visto scuciti

Invece di tutto questo e altro che ora non mi viene in mente, scrivo.
Scrivo le ragioni per essere mamma.
Perché è inevitabile: quando sei sul punto di chiamare a raccolta l’Uomo Ragno, Hulk, Mrs. Doubtfire, Mary Poppins e magari Rossi e Hotchner di Criminal Minds per entrare nella mente delle belve e capire come uscire viva dal panico del momento, pensi ai motivi buoni per cui ti ritrovi a fare la doccia insieme alla Barbie e non a Lui, con una bimba che gattonando ha rovesciato il bidoncino dell’immondizia pieno di pannolini sporchi e l’altra che sta apparecchiando il suo scalino per raggiungere il water con tutti i contenitori e le padelle che è riuscita a rubare dalla cucina.
Quindi vediamo. Essere mamma vale la pena per:
perché una mattina su sette la Princi ti da’ il buongiorno buttandoti le braccia al collo o confessandoti che «È bello C. P!» (il suo compagno di scuola) anziché piangere strillando alle 5.45 perché vuole il latte;
perché quando, in meno di un’ora e mezza, riesci a: preparare la colazione per tutti, sparecchiare, far lavare i denti alla Princi, lavarle il viso, dare il biberon e cambiare Briciolina, farti doccia e capelli, vestirvi e uscire di casa ognuna con il suo giubbotto e non a giacche invertite pensi di essere un dio;
perché una mattina a settimana la Princi ti chiede se si va a scuola aspettando ansiosa una risposta affermativa: e quando la vedi dare la mano alla maestra o alla sua amichetta salutandoti tranquilla, pensi di aver fatto un buon lavoro, perché sa che ci sei e che le vuoi un’infinità di bene;
perché quando torni a casa e rifai il letto facendo cucù a Briciolina, lei ride con gli occhi, poi con il sorriso e ti si spalanca il cuore. Se poi comincia con le sue cantilene, è la fine: ti sciogli sul momento;
perché quando dormono entrambe, apprezzi di più il silenzio surreale che cala sulla casa anche se non sai di quanta autonomia si tratta;
perché ti senti responsabile di ogni complimento per la bellezza dei loro occhi o per come si comportano, anche quando urlano «Mamma devo fare la cacca» nel mezzo del bar;
perché fino al momento di andare a scuola tutte le cose che fanno e dicono sono quelle che tu hai loro insegnato: e allora se conoscono Chagall, sanno esibirsi in un arabesque o confondono il titolo “Gnam gnam style” con whats ap vuol dire che ascoltano ciò che dici;
perché alla fine di un capriccio, la Princi mette il suo musetto vicino al tuo per dirti «Mamma, ti voglio tanto bene» stringendoti in un gigantesco abbraccio;
perché ci sono dei momenti in cui già si assapora l’intimità e una sorta di complicità fra donne(che durerà ancora per un anno?!);

perché la casa può essere un bordello di disordine ed essere al limite della denuncia alle autorità sanitarie per i nugoli di polvere che si rincorrono fra le stanze, ma sei giustificato: hai dei bambini;
perché puoi vestirti come i Puffi, sempre uguale per gli ultimi mesi della gravidanza e i primi del post parto perché non hai null’altro che ti stia addosso senza sembrare una salsiccia;
perché quando ti svegli la terza volta in una notte, per la settima volta a settimana, perché la tua piccola sta male, mentre cammini su e giù per il corridoio la senti solo, esclusivamente, tutta tua e senti le sue manine sulle tue spalle, abbandonate per dirti che sei l’unica cosa di cui ha bisogno.

Poi la mattina ti svegli: e se hai tempo di farlo, vedi il riflesso del tuo visto grigiastro nello specchio, con due mezzelune viola sotto gli occhi e i capelli sparati che non ti serve neppure il gel per rialzarli. E sei di nuovo lì, nuda in mezzo al bagno, a chiederti perché una strilla e l’altra punta i piedi per entrare nella doccia.

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