martedì 13 agosto 2013

chi saluta e chi balla


 
Non c’è che dire: entrambi hanno il senso dell’umorismo e del divertimento.
Il/la Pulci anche ieri, quando il dottor D. ha iniziato il suo tour virtuale nello shuttle attraverso l’ecografo, ha iniziato a palleggiare. Rimbalza su e giù. Ma non solo.
«Hai visto che ti ha fatto ciao con la manina?».
Siamo scoppiati a ridere, Lui ha esclamato «Che figo!»: e se mi fossi girata a guardarlo credo che avrei visto un luccicore all’occhio. Perché è venuto pure a me.
Il resto della visita è stato una piacevole sorpresa. Nel senso che non ci aspettavamo un controllo così accurato e un atteggiamento tanto premuroso da una visita “della mutua”. Che si è aperta con il cavallo di battaglia del dottor D.:
«Lei di dov’è? Di  Gorizia con quel cognome?»
A parte il fatto che viviamo in una città ex di confine in cui i cognomi in “–ch” sono ordinari: fossimo a Bologna o Milano il suo stupore sarebbe giustificato. Ma forse il tutto è sollecitato anche dall’attuale situazione del punto nascita, probabilmente usato molto più da donne straniere che da italiane le quali, come avevo pensato per mezzo secondo di fare anch’io, hanno seguito i loro ginecologi di fiducia migrati in altri lidi meno a rischio chiusura, più all’avanguardia, più frequentati. Ma di quanta ansia mi abbia provocato la decisione di farmi seguire lì dove è nata la Princi parlerò in un prossimo post.
Altro stupore per il dottor D., legato proprio alla questione dell’elevato numero di forestiere che visita, è giunto dalla mia prontezza nell’estrarre dalla cartellina analisi del sangue, cartellina compilata in ospedale a seguito della traslucenza, appuntamento per la morfologica.
Il terzo momento in cui è rimasto a bocca aperta è stato quando gli abbiamo detto di avere una bimba di un anno e mezzo:
«Ah! Fuori il dente, fuori il dolore!», che è una delle tante frasi, diciamo di circostanza, che ci si sente rivolgere al secondo arrivo. Non oso immaginare al terzo.
Però siamo rimasti entrambi davvero molto soddisfatti, anche dall’ostetrica che lo affiancava: la stessa che, quando aspettavo la Princi, è uscita in corridoio urlando:
«Chi è la donna gravida?» facendomi abbassare le orecchie da mucca che in quel momento mi sono sentita spuntare.
Ieri, invece, sono stati entrambi molto gentili: il medico mi ha addirittura prescritto una visita cardiologica perché Lui si è ricordato che anni fa gli avevo parlato di un soffio al cuore che avevo alla nascita e di cui non mi sono mai preoccupata; e si è poi preoccupato, persino all’eccesso, per i globuli rossi un po’ più bassi del normale, perché sono un pò sottopeso (e questa è stata per me la migliore notizia della giornata) e perché tendo ad avere un umore ballerino. Tanto che, dopo un pippone di mezz’ora sulla toxoplasmosi («Sa cosa evitare? Sa come comportarsi?»), si è lasciato scappare:
«Cosa le piacerebbe mangiare? Le piace il prosciutto crudo?». «Sì, ma se non posso mangiarlo…» «Lo può mangiare: a patto che sia stagionato di 16-18 mesi!». Ip ip urrà per il dottor D.!
L’ostetrica, dal canto suo, mentre mi visitava mi ha consigliato di farmi aiutare, soprattutto quando saranno effettivamente in due: «Magari l’asilo nido, valuti questa ipotesi».
E così oggi sono piombata nello sconforto: perché mi pare che tutti attorno a me mi stiano indicando modelli di comportamento verso i figli per dirmi che ciò che stiamo facendo noi è sbagliato.
Ma veniamo alla Princi, che anche ieri ci ha fatto dannare per un pisolo di un’ora e un quarto da cui è stata sopraffatta facendosi cullare in braccio, ovviamente da me.
La sera l’abbiamo portata alla sagra insieme a G. e al cuginone V.
Prescindendo dal fatto che avevo una fame colossale e lei si è spolpata tre quarti del mio pollo e metà del mio strudel, mi sono divertita un sacco a vederla piroettare sulla pista. Questo prima che venisse travolta da una coppia di ballerini impegnati nell’alligalli per finire poi la serata tra i pianti più acuti: perché, naturalmente, quando la pista ha iniziato a riempirsi lei non poteva stare nella porzione ancora non trafficata ma è dovuta rimanere in mezzo a volteggi e casquè.
Ma prima di precipitare si è divertita a inseguire gli altri bambini e bambine che ballavano come lei, altri che facevano le bolle di sapone, iniziando poi a sculettare con le mani sui fianchi e a tirarsi su sulle punte fino a ricadere per aver ecceduto nel collo del piede. E rideva. E volteggiava. E gli occhi le brillavano come non mai. E batteva le mani quando la musica stava per finire come se conoscesse già la melodia. E’ stata uno spettacolo, anche se ho dovuto correrle dietro: ma, tutto sommato, le corse sono state meno di quelle a cui mi ha costretta nelle ultime cene fuori.


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