Ci penso da giorni. Come molti.
Come tutti qui in provincia. Perché è impossibile non pensarci.
Poi,
qualche minuto fa, mi è tornato alla mente l’incipit
di un mio vecchio articolo: il più difficile che abbia mai scritto, quello che
mi ha fatto capire che non sarei mai potuta né voluta diventare una giornalista
per non rimanere invischiata nella ragnatela di frasi fatte, commenti retorici,
domande stupide che di solito inquinano questi momenti.
Avevo esordito citando una
di quelle frasi che più facilmente rimangono impresse nella mente di un
liceale: «Muore giovane chi è caro agli dei», scriveva Menandro. Ma non bastava a
giustificare la perdita di un amico in un incidente stradale, durante una
serata “pulita” passata a cena con i compagni della squadra di calcio e finita
contro il muretto di un’abitazione per colpa di chi guidava in senso opposto.
Ancora oggi, quando ci
penso, ho una fitta al cuore.
E sono giorni che ho delle
fitte al cuore per ciò che è successo mercoledì pomeriggio. Una foto, righe
lette frettolosamente su un social network che si inghiotte in una fittizia
democrazia notizie serie e stupidi post.
Non voglio entrare nel
merito; non saprei farlo. Ed è tutto troppo delicato: come camminare in un
giardino di rose di cristallo, dove però a farsi male sarebbero persone che non
conosco.
Le fitte che provo sono
al pensiero che lei era come sarà la Princi fra un po’ di anni.
Molti anni, è vero: ma
passeranno così rapidamente che non ci renderemo conto – Lui e io – di come sia potuta passare dal
cospargere il soggiorno dei suoi piattini a voler lanciare i piatti della
cucina perché non le permettiamo di uscire. E, soprattutto, non capiremo perché
e quando sia passata dal blaterare continuamente frasi senza capo né coda, a
farci stramazzare dal ridere per come balla e saltella a non volerci più
rivolgere la parola negandoci la vista di qualsiasi movimento non strettamente
necessario.
Come ci diciamo spesso già
ora quando frigna in modo ingiustificato dopo che le abbiamo regalato continue
giornate solo per lei, non sarà mai abbastanza. Noi non
saremo mai abbastanza: perché la amiamo e la ameremo sempre a modo nostro, ma
non è detto che sia il modo in cui lei vorrà essere amata. E non sarà sufficiente: ci sarà sempre una linea d’ombra, un confine
che non potremo oltrepassare anche se lo vorremmo. Perché credo sia umano che i
genitori vogliano entrare nelle vite dei figli, curiosare nei loro pensieri e
paure più che fra gli amici e i luoghi che frequentano: perché quelli sono
fuori, ma l’impressione che lasciano dentro non si sa quale sia.
Sarà perché sono una persona
ansiosa, ma comincio ad aver paura: anzi: ho iniziato ad aver paura nel giugno di due anni
fa, quando ha saputo che la Princi stava cominciando il suo viaggio. Perché non sapevo se sarei stata all’altezza
e ora che è qui ci sono momenti e situazioni
in cui mi sento inadeguata: come quando le rispondo bruscamente se fa la vocina
lamentosa e io vorrei solo farmi la doccia in pace, unico momento della
giornata veramente mio.
Ma nulla è più mio da
quando c’è lei: di questo dovrei ormai essere pienamente consapevole. Perché ogni
pensiero culmina in un «E la Princi?!»: forse esagerato, forse naturale; chissà.
So che vorrei non le
accadesse mai nulla di male, so che vorrei metterla sotto una campana di vetro
per preservarla da ciò che potrebbe ferirla, colpirla, trasformarla, rubarle
quel sorriso e quella scaltra innocenza che illuminano i suoi occhi. So che
vorrei averla sempre vicino anche quando sogno di andare al cinema, a cena
fuori, in viaggio da sola o in coppia: perchè quando non c’è mi manca un braccio,
il respiro, un’appendice che non dipende ormai più completamente da me per vivere,
ma io da lei sì.
E allora, per tornare in
argomento, mi chiedo come si fa.
In un
mondo che, a differenza di quello in cui sono cresciuta, mi sembra contare più
ragazzini e adolescenti smaliziati e cattivi e altrettanti ragazzi indifesi e
fragili, mi chiedo come si possa regalargli la duttile corazza con cui affrontare
la vita: una duttile corazza per schivare colpi bassi senza trascurare di comprendere, stimare e
aiutare gli altri.
Non è certo questo il post
che avevo pensato di scrivere per interrompere il silenzio in cui sono di
nuovo, momentaneamente precipitata. Ma non potevo tenermi dentro questi
pensieri: sono ormai giorni che navigano nel mio cuore. Avevano bisogno di
uscire, di aiutarmi a riprendere contatto con molte cose, di farci riflettere –
Lui, io, pure la Mamma-nonna. Senza cercare una risposta: né per ciò che è
stato né per ciò che sarà.
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