Un
mese? Più o meno è questo il tempo dall’ultimo post. In mezzo ci sono state quasi due settimane di ferie e, ora, il
recupero post vacanza. Alias: immediato rientro al lavoro con circa una
decina di lavatrici da caricare/stendere/stirare (in parte sono ancora lì che
attendono di essere sistemate), novità inattese da gestire/accudire/decidere,
novità non tanto nuove e positive con cui fare i conti perché a rimanere
impassibile io, proprio, non ci riesco.
Comunque
mi ero ripromessa una sorta di diario dettagliato delle ferie che ora - vuoi perché
è passato del tempo, vuoi perché ci sono tante altre cose di cui raccontare -
subirà un drastico ridimensionamento.
Alcune
perle
però non si possono trascurare, come il fatto che – partiti alle 4 di mattina
per viaggiare con la Princi dormiente – soltanto a Bologna ci (mi) siamo (sono)
resa conto che sul sedile posteriore era appoggiata una borsetta sigillata che
assomigliava tanto al sacchetto dell’umido
che avevo chiesto a lui di buttare nel cestino della strada, sotto casa. «Ma
cosa vuoi che capisca alle quattro di mattina?».
I primi
due giorni, poi, ci hanno fatto dubitare della bontà della vacanza:
personalmente sarei stata intenzionata a
riprendere l’auto e tornare a casa. Come saremmo sopravvissuti quattordici
giorni con una Princi urlante? Perché questo ha fatto per le prime sere: strillare.
Come se stesse male; come se la stessimo scuoiando; come quando ha avuto l’otite.
La prima sera per evitare di farci cacciare dall’albergo abbiamo pensato di
placarla passeggiando finchè non si fosse addormentata: Lui è uscito per ben
due volte, la terza mi sono accodata pure io e siamo andati avanti – sotto gli
occhi penosi del portiere notturno sbigottito di questo andirivieni – fino a
mezzanotte inoltrata. Il giorno successivo la scena è stata anticipata al
sonnellino pomeridiano, con replica serale. Ma in entrambi i casi, seppure a
malincuore tanto nei confronti suoi, nostri e dei vicini di stanza, ho tenuto
duro: un po’ per merito de “La donna cannone”, un po’ per quello di Santa Peppa
(così ribattezzata da una delle tante nonne in vacanza da sola con i nipotini),
un po’ grazie allo sciroppo calmante preso in farmacia, l’emergenza è
rientrata. Emergenza che, fra l’altro, non abbiamo attribuito solo al cambio di
clima e ambiente ma soprattutto agli effetti
post vaccino morbillo-rosolia-parotite e meningococco: eravamo stati avvertiti
che si sarebbero potuti manifestare dopo due settimane che, guarda la fortuna!,
coincidevano proprio con la partenza per le ferie. Partenza che, tanto per
dirla tutta, si è svolta con una febbre principesca a 39°.
Princi Pig in riva al mare |
Il
resto della vacanza si è svolto alla perfezione: una perfezione che, dallo
scorso anno, fa i conti con qualche pianto/capriccio sulla spiaggia; due lettini noleggiati inutilmente dato lo
scarso tempo che ci abbiamo trascorso seduti (lasciamo stare sdraiati); un
programma giornaliero di fitness comprendente passeggiate in riva al mare a riempire
di “quacqua” il secchiello di Peppa Pig; passeggiate ai giochini con relativo
sollevamento Princi e spinte al dondolo-coccodrillo che è risultato in assoluto
il suo preferito; ripescaggi sotto gli ombrelloni dei vicini; corse e lotte
serali per farsi tenere per mano mentre faceva scorribande nelle vie del
centro; passeggiate pomeridiane chilometriche per tentare, quasi sempre invano,
di addormentarla e collassare accanto a lei; zuffe per la doccia.
Sul trenino per Gradara |
Ma
a questa perfezione si sono aggiunti dei momenti davvero d’oro. Avere un
bambino significa moltiplicare le occasioni di conoscenza e scambi di opinioni,
in albergo e sulla spiaggia; significa essere sempre guardati con un sorriso,
fortunatamente nel nostro caso di soddisfazione visto che, passati i primi due
giorni di fuoco, la Princi è tornata in sé ed è stata occasione di lodi da
parte di molti; significa sentirsi a un metro da terra quando ti dicono di aver
fatto un ottimo lavoro come genitori; significa guardarla andare in giro completamente
indifferente alla nostra presenza per scoprire il mondo e meravigliarsi di ogni
più piccola cosa, dal trenino che attraversa la città alle fontane in cui si è schizzata
da capo a piedi.
I momenti d’oro per la coppia e per il singolo
sono invece sempre più risicati: e allora allunghi la doccia anche se
ti sei già lavata e sciacquata tre volte i capelli; cerchi di non sentirti in
colpa se hai mollato la pallina già da mezz’ora nelle braccia del papi; ti
suddividi i momenti della giornata riuscendo così anche a leggere il quotidiano
(cosa che a casa non succede mai) sotto il gazebo della spiaggia, e scopri così
che le notizie di politica tanto noiose non sono se ti permettono di avere cinque
minuti in più per te; e ti chiedi per quale balzana idea Lui abbia infilato
nella borsa del mare le carte per giocare (e battermi, come faceva sempre) a
scala 40.
Sullo scivolo |
Insomma:
le
vacanze non sono più le stesse. Meglio quelle di una volta? Quando rincorri
la Princi sulla spiaggia, devi contenere i suoi urli sotto la doccia, devi
arginare i suoi capricci perché vuol salire sulla giostrina…, per un attimo
pensi di sì. Ma non sono né meglio né peggio: sono diverse. Perché, ora sì,
siamo una famiglia.
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