Da qualche giorno il Signor Degas e Mr. Billy sono in
villeggiatura.
A casa della Mamma-nonna, a parte i
rimbrotti della Nonna-bisnonna che «non vado a dormire se loro sono dentro», a
parte i divani ricoperti di lenzuola, le sedie rivestite di cuscini
anti-graffio, le porte costantemente chiuse… a casa della Mamma-nonna, dicevo,
stanno bene. Hanno il giardino in cui avventurarsi, degli amici a quattrozampe
che si ricordano di loro e li aspettano fuori della porta.
Però forse non basta.
Ieri sera eravamo invitati dalla
Mamma-nonna per “l’ultima cena”: muso lungo perché «come farò senza vederla per
due settimane?». Alla Princi, ovviamente; di noi, ormai, non se ne importa più
nessuno. E vai a spiegarle che al ritorno avrà un surplus di baby sitteraggio
da fare: niente, il muso lungo e affranto è rimasto.
Fatto sta che a un certo momento ci
siamo decisi a fare un giro in centro: di solito, il sabato, un po’ di vita c’è
e ieri ancor più del normale visto l’avvio dell’atteso torneo di basket
cittadino. Ci incamminiamo con la Princi bellamente spaparanzata nel
passeggino.
Quand’ecco che Mr. Billy zompa oltre il recinto e comincia a
seguirci.
Ok, pensiamo: si fermerà prima di
attraversare la strada. No. Va bene: tornerà indietro ora che c’è il
parcheggio. No. Con la sua andatura
saltellante e qualcuno dei suoi miagolii effemminati, continuava a seguirci;
in qualche caso anche a precederci controllando sempre che fossimo lì vicino a
lui. Torniamo indietro.
Anche il Signor Degas aveva preso il coraggio a due mani e stava
per attraversare la strada.
Li rispediamo dentro il recinto ma
niente da fare: Mr. Billy ricomincia l’inseguimento, si ferma di tanto in
tanto, ci guarda con i suoi occhioni smarriti.
Mi ha fatto una tenerezza infinita: il prezzo della libertà non è
nulla all’affetto che vuole da noi. Nonostante i
tiraggi di coda e le spelature manuali della Princi, che poi compensa
appoggiando dolcemente la testa sul suo panciotto e cospargendogli il naso di
bacini.
E poi vederlo camminare con le
zampette incrociate a ogni passo mi ha ricordato perché gli abbiamo dato quel nome: quello che originariamente doveva
essere la gattina Amélie, appena scoperto il qui pro quo si è trasformato in
Billy, proprio come Billy Elliot. E mai scelta è stata più azzeccata, vista la sua andatura che ricorda il pas de
quatre del Lago dei cigni.
Idem per Degas: l’appropriatezza
del nome è costantemente confermata dal suo rifugiarsi dietro i libri d’arte
nel mobile del salotto. E ogni volta ci chiediamo come faccia a infilarsi in
quello spazietto angusto. Forse, a dire il vero, sarebbe stato più adatto
chiamarlo Houdinì.
Nessun commento:
Posta un commento