martedì 23 aprile 2013

se influenza fa rima con Princi-dipendenza


Mi ero ripromessa di essere un po’ più solerte nello scrivere… semplice pensarlo, difficile riuscirci. E quindi continuo a chiedermi come facciano le altre mamme a far tutto e essere sempre impeccabili. O, almeno, questo è ciò che vedo; o, forse, che voglio vedere per continuare a darmi la zappa sui piedi. Anzi: la Princi sui piedi, visto che è il posto dove in assoluto preferisce passeggiare.
Comunque, riprendendo il filo del discorso, la buca della giornata relax si è fatta sentire a distanza di una settimana portando con sé una fitta serie di riflessioni, più o meno proficue.
 
Due martedì fa mi sono concessa una seduta di parrucco resa necessaria sia dall’indiscriminata crescita dei pur corti capelli sia dal fatto di dover/voler essere in ordine per gli impegni dei giorni a seguire. Vale a dire: due inaugurazioni da condurre. Erano mesi, tuttavia, che continuavo a chiedermi per quanto ancora sarei riuscita a tenere botta senza crollare. Me lo stavo domandando da dicembre, cioè da quando avevo dovuto fronteggiare le simil influenze di Lui, vissute come broncopolmoniti fulminanti e invalidanti, e le molteplici febbri, dermatiti, rinvii di vaccino, sesta malattia della Princi.

Ovviamente, quando vuoi scoppiare? Proprio nel momento in cui sarebbe stata più necessaria la mia lucida e pimpante presenza. E così, complici turni di lavoro a giornate intere seguiti a due lunedì (normalmente di riposo) di corso antincendio hanno fatto il paciock: un’influenza intestinale tanto repentina e rapida quanto lenta a portarsi via i postumi. E così la domanda che da tempo mi ronzava nella mente “Ma se sta male una mamma cosa succede?” ha avuto come risposta: “Dev’esserci una Mamma-Nonna”. E la Mamma-Nonna c’è stata da subito, anche perché la mattina in cui è iniziato il patatrac sarei dovuta andare in palestra e, la sera, alla festa di compleanno della Nonna-Suocera, fatto che mi ha messo in non poca ansia per il corredo di commenti/supposizioni che avrebbero accompagnato la mia assenza, inizialmente eventuale ma, con il passare delle ore, sempre più certa.
La Mamma-Nonna si è quindi portata a casa la Princi in modo da lasciarmi un margine di recupero nonostante la preoccupazione di entrambe dato che, quando mi pigliano questi malesseri, è pressochè matematico uno/due svenimenti. Per cercare di arginarli e tenere a freno la nausea (che, per un attimo, mi ha fatto pensare a un secondo, impossibile caso di Immacolata Concezione) mi sono stesa sul divano con un corredo di:
v  pacchetti di crackers (in numero superiore a quelli sgranocchiati quando ero incinta;: e poi mi domando perché la Princi ne sia ghiotta);
v  bottiglia d’acqua;
v  bicchiere;
v  zucchero per preparare il miscuglio “tirati su” consigliato telefonicamente dal dottore;
v  bacinella qualora i crackers non sortissero effetto anti nausea;
v  pastiglie;
v  termometro;
v  telecomandi;
v  cellulare;
v  tre coperte;
v  due paia di calzettoni di lana;
v  due maglie;
v  due gatti.
Già, perché soprattutto il signor Degas è stato lì a vegliarmi per tutto il giorno.

E così dopo quasi due anni ho riassaporato il gusto di stare stesa e nullafacente sul divano, con il televisore sintonizzato sul nulla che naturalmente accompagna l’unico pomeriggio in cui potresti guardare qualcosa. Riassaporare però non è il termine giusto. Perché per tutto il giorno e pure la sera, quando Lui e la Princi mi hanno lasciata a casa della Mamma-Nonna per andare a festeggiare la Nonna-Suocera, ho pianto. Ho pianto perché la Princi mi mancava. Perché Lui mi mancava. E quindi ecco la prima considerazione: sono certa che per l’80% la causa di questo malessere non sia stata lo stress o la stanchezza ma il desiderio/bisogno/necessità/impellenza di stare più tempo con loro.
Il giorno dopo mi sono rifatta. Almeno con la Princi che, appena sveglia, ha fatto buffe facce non capendo come - nel lettone - il Papi potesse assomigliare tanto alla mamma-nonna sul cui viso si è spalmata diverse volte incredula. Poi però il prosieguo della giornata ha sviluppato una serie di altre riflessioni. Privata della mia presenza per tutto il giorno precedente, la Pallina allungava di continuo le manine per essere presa in braccio, operazione oltremodo faticosa e pericolosa dato il persistere di vertigini che – in verità – a tutt’oggi non sono totalmente sparite. Ed ecco la considerazione/buon proposito: cercare di mettere finalmente la testa a posto, cercare cioè di migliorare e aumentare l’alimentazione. Perché la Princi si merita una mamma che possa prenderla in braccio sempre e comunque; che voglia farlo, poi, è una questione educativa di cui magari discuteremo in altra sede.
Il buon proposito ha tenuto botta per qualche giorno ma si è esplicitato per lo più in una maggiore indulgenza verso i dolci. Ora siamo di nuovo in stand by e so bene il perché.  Ci sono due ordini di motivi, riconducibili allo scoppio che ha originato queste considerazioni.

1.   Sentirmi sola e sopraffatta dagli eventi, ragione che si sviluppa in una serie di corollari:
a.      al solito, le mille quotidiane occupazioni che la mattina mi inducono a pensare sempre più spesso “Oddio, no! anche oggi le stesse cose: colazione, sparecchia, carica la lavastoviglie, fai il bagnetto alla Princi, asciuga i resti dello tsunami che provoca con le gambette, fai la doccia, passa l’aspirapolvere, fai il letto, appronta il pranzo e/o la cena se sei fuori tutto il giorno, pensa che fra quattordici ore circa potrai di nuovo collassare sul letto”.
b.     gli eventi straordinari: la gestione della Princi (a chi, come, quando lasciarla; quando e come riprenderla) comprensiva della possibilità di portarla in ludoteca, iscriverla in piscina, portarla a passeggio, comprarle qualcosa di più adatto alla bella stagione oltre ovviamente all’imminenza del vaccino per il quale, a distanza di tre mesi, siamo stati convocati d’ufficio; l’eventualità/possibilità/speranza di fuggire per un week end da organizzare con carta bianca senza alcun intervento da parte di Lui;
c.      Lui che è sempre più stanco e assonnato di me, perché se la Princi non dorme o dorme male è Lui che sta sveglio e non io… cioè: questo è ciò che appare dalle sue parole.
d.     aver voglia di tante cose come uscire e vedere di più gli amici, uscire e stare di più con Lui e la Princi, fare più spesso anche cose normali, banali e quotidiane con loro come andare al supermercato o a passeggiare.

2.  I soliti, cari, stupidi sensi di colpa: verso la Princi e Lui, se solo penso di fare qualcosa per me; verso di me, se questo qualcosa non lo faccio e sono convinta si riverberi in un’immediata gonfiagione del fisico. Se, come si può capire, quest’ultima considerazione pertiene alla rarità di volte in cui vado in palestra e al pensiero dell’imminenza dell’estate (leggi: prova costume), nel caso precedente ho un esempio immediato. Essendo stranamente riuscita a far sopravvivere senza scalfiture le unghie, la settimana scorsa ho pensato di potermi concedere una manicure per vedere una volta tanto splendere lo smalto sulle mie mani. Bene: ho iniziato a pensarci lunedì. Avvertivo la Mamma-Nonna che sarei andata a prendere la Princi un po’ più tardi e cinque minuti dopo ero davanti al campanello di casa. Perché con la Princi passo poco tempo; perché la Princi ha bisogno della sua mamma; perché già sono stata al lavoro e ritardo troppo; perchè è una spesa inutile; perché tanto chi me le vede le unghie fatte; perché tanto ci posso rinunciare. E così martedì; e mercoledì; e venerdì, quando finalmente mi sono decisa e dall’estetista “take away” non c’era posto. Così le unghie si sono ridimensionate in modo casalingo. E chissà se quando ricresceranno troverò la voglia di vederle brillare luccicanti. E, soprattutto, di pensare di meritarmelo.

 

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