domenica 24 marzo 2013

annaspando fra i puntini








Rieccomi.
Riemergo a fatica da un periodo faticoso, in cui continuo a ripetermi quella che, parafrasandola, dovrebbe essere una frase di John Lennon: la vita è quello che ti accade mentre sei impegnato a fare altro.
Unica costante presenza di questo periodo sono sempre loro: i sensi di colpa. Che, fra l’altro, mi fanno sentire ancora più a terra per il fatto di essere a terra. Senza, cioè, che sia successo nulla di così grave da giustificarlo. Però rimango a terra.
In verità in questo periodo un po’ di cose sono capitate.
 
Per esempio, è stato eletto un nuovo Papa.
Lo ammetto: come (credo) la maggior parte delle persone oggi, sono cattolica ma seguo una fede mia, fatta di rare visite in chiesa e opinioni personali spesso in combutta con quanto predicato dagli altari. Eppure quando in auto, alla radio, ho sentito che c’era stata la fumata bianca, ho deciso che avrei voluto seguire questo evento e costringere Lui e la Princi a fare altrettanto. Ed ecco il primo miracolo di Papa Francesco: se la Princi non aveva possibilità di scelta (nonostante sappia già manovrare il telecomando!) Lui non ha battuto ciglio di fronte a questa mia decisione. Anzi: ci siamo ritrovati tutti e tre stretti davanti alla tv a incantarci di fronte a questo uomo, ancora sconosciuto, con la Princi che rideva e batteva le mani. Non so come mai la sua elezione mi abbia così interessata: forse, come accade per tante altre cose da quando sono mamma, l’ho vissuta come un evento storico da ricordare per dirle un giorno “Tu quella volta avevi poco più di un anno e già avevi capito, con il tuo entusiasmo, che persona  fantastica sarebbe stata”. Perché credo sarà così.
Passando dal sacro al profano e anche se in ordine di tempo è l’accadimento più recente, c’è stata la sesta malattia.
Anzi. Se vogliamo seguire la progressione temporale, tra fine febbraio e inizio marzo è stato un pellegrinaggio pediatra-reparto di pediatria-pediatra privata-uffici vaccinazioni vari. Se quest’ultima meta è dovuta al tentativo, finora andato a vuoto, di recuperare il richiamo dell'esavalente per il resto si è trattato di dare un nome all’eruzione cutanea che ha colpito il retro della gambetta sinistra passando poi, per simpatia, a quella destra. Diagnosi: in due occasioni apec (alias dermatite asimmetrica senza causa, cura, durata precise) ribattezzata come fungo in una terza e più realistica opzione.
E quando ancora stavamo spalmando la Princi di antimicotico, è esplosa la febbre: ed è arrivata così la sesta malattia.
Ora: se leggiamo una qualsiasi enciclopedia medica di bambini si trova scritto che il nome è dovuto al fatto che è la sesta dopo le canoniche rosolia, varicella etc., “inventata” peraltro in tempi piuttosto recenti dato che sul volumone in possesso della mamma-nonna per documentare le mie malattie questa non figura nemmeno. Nel nostro caso, invece, possiamo dire che sesta sia dovuto al fatto che è, per essere difettosi nel conteggio, la sesta malattia che si prende la Princi da ottobre a questa parte. È da ottobre, infatti, che non varchiamo più la soglia della piscina, che frequentiamo la ludoteca a spizzichi e bocconi, che progettiamo di andare al cinema o a cena in tete-a-tete senza riuscirci. Tanto per gettare benzina sul fuoco dei sensi di colpa, forse è perché abbiamo egoisticamente iniziato a pensare di ritagliarci degli spazi a due che succede tutto ciò.

Che, poi, si mescola alle due influenze di Lui tra Natale e metà gennaio, i suoi problemi al ginocchio, un normale up and down di notti interrotte e notti in cui si dorme.

In mezzo: una ripresa – di cui sono ovviamente contenta – di lavoro extra con mostre, articoli, artisti da presentare; il pensiero di lavoro extra – di cui invece non sono affatto contenta – per l’approssimarsi di corsi sulla sicurezza che si terranno, com’è ovvio, nell’unico giorno libero della settimana;  le assenze di Lui per impegni sindacali; la mamma-nonna e la nonna-bisnonna influenzate…
Può solo questo giustificare il fatto che, essendomi appena vista nello specchio, mi è sembrato di vedermi come se indossassi gli occhiali su cui sono disegnati gli occhi aperti?

Frattanto in questi giorni la Princi, simile alla Pimpa, ha sviluppato una frigna mista a mammite e papite da paura. Speriamo le passi insieme alle macchioline anche perché di solito si accende a ogni cambio, indipendentemente dalle spalate di cacchina santa cui mi costringe e da cui pare non volersi separare al punto da rigirarsi sul fasciatoio come un wurstel per finire con il culetto ritto per aria. Però poi la mattina, dopo il bagnetto – anche questo intervallato da frigne immotivate che oggi possono essere perché non vuole farlo, domani perché non vuole uscirne – si accoccola stretta stretta a me e così rimane per qualche bellissimo, tenerissimo, gratificante e rigenerante minuto. Proprio come i baci di cui mi riempie la labbra.

 
Se la frigna ci auguriamo sparisca insieme al rossore, siamo tuttavia consapevoli che rimarrà quel caratterino deciso e capriccioso che sta sviluppando e che tante volte mi fa pensare “E questa da dove le è venuta fuori?”.
Perché ogni sera corre sul divano per cercare di scaravoltarsi a testa in giù sfruttando la complicità del bracciolo. Perché quando è sazia e non vuole più mangiare non lascia tutto sul ripiano del seggiolone e stop ma fa precipitare pezzi di cibo sul pavimento pensando che forse aprano il paracadute. Idem con il bicchiere dell’acqua: e i vicini sotto di noi ringraziano. Perché dopo aver appoggiato la testa su Mr. Billy in un impeto di affettuosità gli tira la coda e gli fa massaggi shiatzu sulla pancia, caldamente ripagati con (per ora innocui) morsi. Perché tra tutti i versi di animali possibili ha imparato per primi elefante e scimmia. Perché, accanto a un comprensibile apprezzamento della pubblicità con il pinguino che canta (comprensibile in quanto è un animale) si anima anche quando vede quella in cui Casanova è inseguito da una pseudo donna. Perché se le do una borsa che non uso non ci gioca mentre impazzisce se le metto in mano quella che adopero ogni giorno (e che, per la mancanza del tempo necessario a fare travasi, ho impiegato per tutto l’inverno).
 
Ci sono poi i capricci, ormai canonici, perchè non le facciamo provare i giochini nei centri commerciali, perché la devo portare via dalla ludoteca che sta chiudendo: capricci che si risolvono in quelle scene altrettanto canoniche di una mamma, additata come perfida dagli altri,  che si allontana dal luogo del misfatto con in braccio una bambina-anguilla urlante. E con, in sottofondo, la frase appena sussurrata: “Guarda che tu sei tosta ma io lo sono di più”.

E se in quei momenti vorrei tanto scomparire o schioccare nella bocca della Princi un bel mega ciuccio silenziatore in realtà sono fiera di lei. È vero: ha un bel caratterino. Ma sono contenta che lo abbia. Perché le auguro, in questo modo, di riuscire a perseguire tutti i traguardi che si porrà. Tuttavia spero che queste ultime righe le legga più tardi possibile.
p.s: alle sfighe del periodo ne aggiungo, in diretta l'ultima. Stamattina Clementina non partiva. Evidentemente venerdì, quando l'ho usata, ho trasfuso la stanchezza da me a lei dimenticandomi di spegnere le luci. E giusto ieri avevo discusso con Lui perchè vorrei, almeno una volta a settimana, riuscire ad andare in palestra.

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