Bisognerebbe avere il tempo di stare quotidianamente incollati alla
penna, alla macchina fotografica e al mitico album della serie “il mio bambino”,
gadget imprescindibile di ogni neonato, per monitorare e conservare memoria di “quando
ha fatto cosa” guadagnandosi così la medaglia di “genitore più attento dell’anno”.
Ma per farlo bisognerebbe che il pupo dormisse venti ore su ventiquattro o se
ne stesse a giocare nel box per altrettanto tempo.
Con la Princi è impossibile.
Ma, diciamolo pure, è meravigliosamente impossibile. Certo non guasterebbe avere mezz’ora d’orologio
per sistemare nel suddetto album i biglietti che accompagnavano i regali del
suo primo compleanno, così come non guasterebbe, anche una volta a trimestre,
riuscire a farle una foto che non instilli nell’osservatore il dubbio che il
fotografo soffrisse di Parkinson o fosse quantomeno incapace. E, lo ammetto, sono piuttosto invidiosa delle mamme che riempiono fb degli scatti dei loro bambini "in posa".
Ma, come detto, con la Princi è impossibile. Perché da quando aveva tre mesi muove le gambe
come fosse una sintesi vivente di Bartali-Coppi-Girardengo: forse perchè
una delle prime volte che sono rimasta sola con lei le cantavo “Ma dove vai
bellezza in bicicletta?” facendole mimare il movimento.
Poi perché, sempre da quando aveva tre mesi, agita le mani
come la Cuccarini ai tempi di “Vola”: che, infatti, è una delle canzoncine
sulle quali l’ho trovata ballare,
ieri sera, in piedi sul divano a mo’ di cubista, ma certo più vestita e felice.
E tornare a casa vedendola così, dopo una giornata vissuta in uno stato di
profonda deprivazione da Princi, mi ha veramente aperto il cuore.
La Princi balla da
un paio di mesi, affinando sempre di più l’orecchio e le coreografie che, da
seduta, ora svolge in piedi agitando il bacino e le manine anche in direzioni
opposte. E balla sempre, a ogni nota che
sente: persino ad ogni singolo spezzone di canzone sanremese inserito ne “La
vita in diretta” mentre la sigla di “un posto al sole” ormai è un must. E balla ovunque: in casa, in strada,
nei negozi. E lo dico con una punta di orgoglio anche se, poverina, con tutto
il battage pro danza che le ho fatto sin dal pancione non poteva essere
altrimenti.
Ma oltre a ballare, la
Princi ora cammina. Dopo qualche timido passetto mosso già a Santo Stefano
a casa della mamma-nonna, dal giorno di
San Valentino ha preso ufficialmente il via. Ha messo da parte la timidezza
o meglio, la paura di accorgersi di essere da sola a spostarsi e…va. Non sempre
da sola: a volte, chissà perché, continua a frignare se non le si offrono
almeno due dita, una per mano. E, se non vengono offerte, le estorce. Seppure permangano,
sono poi sempre più rari i momenti in cui – dopo un attenta riflessione – giunge
all’ovvia soluzione del problema: «Se la
Princi deve andare da A a B e se per andare da A a B camminando da sola ci
impiega il doppio del tempo e della fatica che strisciando alla Swiffer, perché
camminare?». E così si acquatta e procede verso la meta con il sedere. E fa ridere: sia quando si arrende sia
quando decide di dar retta ai nostri incitamenti e procede in modalità Robocop;
e, come dice la nonna-bisnonna, la colpa è delle scarpe che «poverina, sono
troppo pesanti per lei».
Dal giorno del ComplePrinci (della festa, intendo) ha poi inaugurato
un nuovo modo per manifestare la propria
esaltazione: un urletto di gioia impossibile da riprodurre accompagnato a
un divertente agitare di pugni stretti davanti a sé. Lo fa quando apre dei
regali (ed è da lì che tutto è cominciato); lo ha fatto anche, venerdì pomeriggio,
consultando i volantini delle offerte del supermercato. Forse, a forza di farmi
accompagnare a fare la spesa, la sto deviando.
Novità degli ultimi
giorni vengono poi dal mondo dei versi. Non si sa per quale strano caso da lunedì - che eravamo a casa da
sole - la Princi, sfogliando uno dei suoi nuovi libretti, interamente dedicato
a riproduzioni di animali, ha iniziato a fare il verso dell’elefante. Ok: glielo avevo imitato io; ma tempo fa. Eccola
ora, invece, indicarmi l’elefantino sulla pagina cartonata e muovere l’altra manina come fosse la
proboscide. Da due giorni, poi, accompagna il verso al gesto.
Invogliata da
tanta intraprendenza e vedendola soffermarsi più volte sulla pagina della scimmia comincio a imitargliela con il
solito “uh, uh!” e grattandomi la testa. Ma niente. Mi guarda con una smorfia
di sufficienza (della serie: «Ma chi è ‘sta scema?») e continua a fare avanti e
indietro con il libro tornando più volte sul piccolo orango. Ieri sera però, a
sorpresa, l’exploit: seduta nell’angolo del divano, sommersa da tutti i suoi
micro e mega libri, mi fa vedere la scimmia e inizia a grattarsi la testa con
un debole “Uh!” di sottofondo. Che soddisfazione! E lei probabilmente dirà lo
stesso quando sarà riuscita nell’intento di farci imparare i versi di tutti gli
animali in modo da poterglieli insegnare. Rimane un solo dubbio: perché non allegano
ai libri per bambini un dvd o un cd che li riproduca??
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