Cara Princi,
scusami per il ritardo con cui ti scrivo ma, come certo sai e
come spero ti accorgerai più tardi possibile, il tempo corre più rapidamente di
quanto si riesca a stargli dietro. Basta vedere le foto che ti ritraggono sul
cellulare e che, per addolcire la giornata, di tanto in tanto riguardo. Quanti sorrisi,
espressioni, notti a metà, pianti, emozioni sono già trascorse! Senza che ce ne
rendessimo conto siamo passati dall’emozionarci per il tuo primo mezzo minuto
seduta a batterti le mani per i tuoi ancora tentennanti ma sempre più
indipendenti passetti. E di qui a chiederci le chiavi di casa ci vorrà un
soffio.
Cara Princi,
oggi sono piuttosto triste e solo perché non ti vedrò fino a
stasera: ti ho lasciato nelle braccia del Papi a salutarmi con la manina e ti
ritroverò solo stasera, certamente frignante come ormai ci hai abituati da
dodici mesi a questa parte. E allora ti toglieremo dal seggiolone, ti prenderemo
sulle ginocchia cercando di finire la cena fingendo di essere entrambi mancini
e cercando nel contempo di far uscire da dietro la schiena la terza e quarta
mano che ci siamo fatti crescere in questo periodo per riuscire a tenerti in
braccio, evitare che ti faccia male afferrando qualcosa e continuare a fare
quello che stavamo facendo.
Cara Princi,
certo mi ripeterò in queste righe rispetto a quanto già altre
volte ti ho scritto. E allora avrai pazienza; e allora capirai che se una cosa
ritorna è ancora più vera. Cara Princi, come farti capire quanto hai
incasinatamente migliorato e migliormente incasinato le nostre vite? Ogni giorno
cerchi di spiegarmi quanto poco importante sia riordinare i vestiti sulla sedia
buttandoli a terra uno a uno; ogni giorno cerchi di dirmi quanto inutile sia
spolverare strofinandoti sul sederino per tutta la casa; ogni giorno mi fai
vedere quanto stupido sia lucidare lo specchio del bagno lavandolo tu con le
tue manine. E io, testarda, ogni giorno ricomincio; e tu, curiosa, ogni giorno,
impari a imitarmi spolverando a tua volta, rompendo i fazzolettini di carta che
tengo sul comodino dopo esserti accuratamente soffiata il naso, inzuppando le
mani nella ciotola dei gatti solo per fartele lavare e aprire tu il rubinetto (perché
anche questa è una cosa da grandi), riproducendo lo “shh” dei prodotti a
spruzzo, chiamando a raccolta i gatti per dargli da mangiare, battendo le
manine sul letto e lisciandolo quando lo rifacciamo.
ogni giorno temo e tremo al pensiero che tu, una volta cresciuta,
possa avere di me solo il ricordo di una mamma impegnata a casa con i lavori,
impegnata fuori casa con il lavoro, la palestra (poca, molto poca in realtà) e le altre cose in cui mi lascio travolgere. Ma
in cui cerco di coinvolgere anche te: mettendoti davanti a un quadro per ridere
della tua reazione di sincero stupore, vedendoti passeggiare disinvolta fra i pittori
nostri amici, alternando gli impegni casalinghi con canzoncine, stupide facce,
bubù-sette, gattonamenti sotto il tavolo e baci, tanti baci, anche spernacchianti
su quel tuo tondo e morbido pancino. Per ricevere anche uno solo dei tuoi
luminosi sorrisi, una piccola e breve carezza, una linguaccia come quelle che
da poco hai imparato a fare o uno di quegli strani versi che, simili a
grugniti, annunciano che è stato aperto il frigo e hai visto la lattina della birra
o che è appena passato il sig. Degas o che hai appena visto Mr. Billy saltare
dal ripiano del tuo seggiolone al mobile della cucina.
Cara Princi,
ogni giorno vediamo quale e quanta magia diffondi attorno a te. Vediamo
le trasformazioni che il tuo arrivo ha portato su di noi, sul nostro modo di
vedere le cose e considerarle, di essere coppia: cosa difficilissima dato che
purtroppo il tempo a disposizione per tutti è sempre poco. Tempo per tutti, appunto: perché ora la mia
agendina è diventata anche la tua, con gli appuntamenti dell’associazione e
della ludoteca intercalati ai miei turni di lavoro, con i primi compleanni
delle amichette di pancia e le passeggiate con le altre mamme alternati alle
cene con le famiglie. Perché poi, soprattutto, ci sono le giornate dalle nonne,
dalle zie, con gli amici: perché tutti
vogliono vederti, stare con te, ballare e cantare con te ed è qui che vediamo
le più grandi e sorprendenti trasformazioni che hai portato, con persone
insospettabili che giocano e fanno le vocine solo per vedere le tue reazioni. Che
sono sempre di gioia. Ed è questo ciò che conta.
Cara Princi,
ogni giorno vivo come un trapezista: con il timore di fare
qualcosa di sbagliato con te o per te, con l’ansia di equilibrare la cura nei
tuoi confronti con il mio egoismo. E penso sempre di essere in difetto; e tu, forse
percependolo, a volte ne approfitti. Poi però ti guardo e penso a quello che mi
dice sempre il Papi: se è così felice è merito soprattutto tuo perché è con te
che passa la maggior parte del tempo. E questo è il più bel complimento che mi
abbia fatto nei quindici anni che ci conosciamo. E allora cerco di dargli retta
e mi abbandono al tuo sorriso.
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