Il rientro in
palestra è stato dignitoso: per lo meno
non sono collassata a terra come temevo e come, peraltro, è successo in
passato per aver troppo tirato la corda.
Sensazioni strAne hanno accompagnato questo ritorno: per certi versi, era come se non avessi mai smesso, con persone
che avevo lasciato lì e lì ho ritrovato e che non si sono stupite del fatto che
sia mancata per tanto tempo: e questo, in realtà, devo ancora capire se sia un
bene o un male.
D’altronde l’ultima
volta che avevo varcato la soglia della palestra per me e non per far sguazzare
la pesciolina in piscina è stato una vita fa, anzi, un paio di vite fa.
C’è stato il
periodo a.P. (ante Princi), in cui mi sottoponevo ad allenamenti
intensivi anche tutti i giorni e tutti i giorni incontravo persone a cui
pensavo stamattina mentre cercavo di sentire gli addominali e non cadere gambe
all’aria durante gli affondi. Ed era il periodo
del dottorato, della stesura della tesi, dello sfinimento in palestra dettato
in primis sempre – lo ammetto – dal mio perverso rapporto con il mio corpo, ma
anche dal fatto che, viva Dio, dopo ore passate al computer a guardare ritratti
ammiccanti ma muti volevo scambiare qualche parola con un viso in carne e ossa.
Poi c’è stato il
periodo dell’ a. P2: che non è una loggia massonica ma il momento
sempre ante Princi quando già stava crescendo il meloncino. E allora per alcuni
mesi mi sono dedicata alla ginnastica
con gli attrezzi (rischiando peraltro di diventare vittima di un giovane
stalker che non aveva ancora notato alcuna protuberanza) poi, dopo l’estate,
sono passata alla piscina dove ho
incontrato tante giovani, simpatiche “mamme-nonne” per le quali la Princi e io
siamo diventate le mascotte.
E quando stamattina
mi guardavo allo specchio, oltre ad aver notato che la mia parte alta è
oltremodo scarna (e questo l’ho notato con sottile soddisfazione) e quella
sotto è…più o meno come sempre (certo: da vestita…), faticavo a compiere il passaggio da ragazzina-ragazza-donna-donna
sposata che pratica sport a quello di mamma-con-Princi-a-casa-che-l’aspetta-che-pratica-sport.
A proposito della Princi, lei dal canto suo continua ad allenarsi:
pensavamo (e, diciamo la verità: speravo) che appena comprate le scarpette
serie (non, cioè, quelle senza suola da usare solo per figura) iniziasse a
camminare davvero. Invece, dopo aver
timidamente abbozzato due passi in autonomia il 26 dicembre fra l’ammirazione
generale, ora non ne vuol proprio sapere.
Anzi: con le scarpe
nuove si è irrigidita. Quando cammina
sembra Gambadilegno, un po’ perché tiene le gambe dritte a mo’ di Pinocchio,
un po’ perché la suola a contatto con il pavimento produce un rumore legnoso. Effettivamente
le scarpe pesano: e la Princi sembra
portarsi dietro due massi di pietra muovendosi di conseguenza.
Per il resto i
suoi progressi sono costanti ma sempre contrassegnati da una serie di “stop and
go”: non sono ancora, come ho imparato al liceo, degli “ktema eis aei”, alias possessi per
sempre.
«Princi dov’è il tuo
panciotto?» Lo fa vedere orgogliosa; per un giorno, poi basta.
«Princi dove sono i
tuoi occhi?» Si infilza una volta, poi una volta acceca te e fine.
«Princi dove sono le
orecchie?» Se le stura ben bene a richiesta e poi dimentica dove sono.
Oggi è stata la volta della clementina: «Princi, vuoi la clementina?». Sorride e alza il sopracciglio in
segno di assenso; incalzata fa di sì con la testa. Ma vediamo se domani lo farà
ancora. In questo caso immagino di sì: la
sua passione per la tavola credo sia più forte del “domani è un altro giorno”.
Nessun commento:
Posta un commento