giovedì 3 gennaio 2013

questione di allenamento


Il rientro in palestra è stato dignitoso: per lo meno non sono collassata a terra come temevo e come, peraltro, è successo in passato per aver troppo tirato la corda.

Sensazioni strAne hanno  accompagnato questo ritorno: per certi versi, era come se non avessi mai smesso, con persone che avevo lasciato lì e lì ho ritrovato e che non si sono stupite del fatto che sia mancata per tanto tempo: e questo, in realtà, devo ancora capire se sia un bene o un male.

D’altronde l’ultima volta che avevo varcato la soglia della palestra per me e non per far sguazzare la pesciolina in piscina è stato una vita fa, anzi, un paio di vite fa.

C’è stato il periodo a.P. (ante Princi), in cui mi sottoponevo ad allenamenti intensivi anche tutti i giorni e tutti i giorni incontravo persone a cui pensavo stamattina mentre cercavo di sentire gli addominali e non cadere gambe all’aria durante gli affondi. Ed era il periodo del dottorato, della stesura della tesi, dello sfinimento in palestra dettato in primis sempre  – lo ammetto –  dal mio perverso rapporto con il mio corpo, ma anche dal fatto che, viva Dio, dopo ore passate al computer a guardare ritratti ammiccanti ma muti volevo scambiare qualche parola con un viso in carne e ossa.

Poi c’è stato il periodo dell’ a. P2: che non è una loggia massonica ma il momento sempre ante Princi quando già stava crescendo il meloncino. E allora per alcuni mesi mi sono dedicata alla ginnastica con gli attrezzi (rischiando peraltro di diventare vittima di un giovane stalker che non aveva ancora notato alcuna protuberanza) poi, dopo l’estate, sono passata alla piscina dove ho incontrato tante giovani, simpatiche “mamme-nonne” per le quali la Princi e io siamo diventate le mascotte.

E quando stamattina mi guardavo allo specchio, oltre ad aver notato che la mia parte alta è oltremodo scarna (e questo l’ho notato con sottile soddisfazione) e quella sotto è…più o meno come sempre (certo: da vestita…), faticavo a compiere il passaggio da ragazzina-ragazza-donna-donna sposata che pratica sport a quello di mamma-con-Princi-a-casa-che-l’aspetta-che-pratica-sport.
 

A proposito della Princi, lei dal canto suo continua ad allenarsi: pensavamo (e, diciamo la verità: speravo) che appena comprate le scarpette serie (non, cioè, quelle senza suola da usare solo per figura) iniziasse a camminare davvero. Invece, dopo aver timidamente abbozzato due passi in autonomia il 26 dicembre fra l’ammirazione generale, ora non ne vuol proprio sapere.

Anzi: con le scarpe nuove si è irrigidita. Quando cammina sembra Gambadilegno, un po’ perché tiene le gambe dritte a mo’ di Pinocchio, un po’ perché la suola a contatto con il pavimento produce un rumore legnoso. Effettivamente le scarpe pesano: e la Princi sembra portarsi dietro due massi di pietra muovendosi di conseguenza.

Per il resto i suoi progressi sono costanti ma sempre contrassegnati da una serie di “stop and go”: non sono ancora, come ho imparato al liceo, degli “ktema eis aei”, alias possessi per sempre.

«Princi dov’è il tuo panciotto?» Lo fa vedere orgogliosa; per un giorno, poi basta.

«Princi dove sono i tuoi occhi?» Si infilza una volta, poi una volta acceca te e fine.

«Princi dove sono le orecchie?» Se le stura ben bene a richiesta e poi dimentica dove sono.

Oggi è stata la volta della clementina: «Princi, vuoi la clementina?». Sorride e alza il sopracciglio in segno di assenso; incalzata fa di sì con la testa. Ma vediamo se domani lo farà ancora. In questo caso immagino di sì: la sua passione per la tavola credo sia più forte del “domani è un altro giorno”.

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