O, meglio: una mamma, degna
di essere tale, lo DEVE sapere.
Il suo faccino ingrugnito ha appena emesso il primo respiro
fuori dalla navicella e una mamma SA
come prenderlo in braccio, come cambiarlo, come e quando dargli da mangiare, come
tenerlo per non farlo piangere. Passano i mesi e una mamma SA cos’ha quando piange senza motivo (e, data l’età, “ha le sue cose” non è una scusa
convincente), come addormentarlo, con che pappa cominciare a fargli conoscere i
mille gusti del mondo senza trasformare il pavimento della cucina in un campo
arato a sputacchi di vario colore. Una mamma SA quanto pesantemente vestirlo,
cosa fare alla prima febbre, se farlo uscire come dice il pediatra o
rinserrarlo in casa come facevano a lei. Una
mamma SA, oltre a queste poche, insignificanti cose, che ci sono una serie di appuntamenti
sociali e feste di imprescindibile importanza per i bambini.
Ma questo è ciò che fa una mamma seria, una di quelle che,
appunto, sa sempre dove mettere le mani, che decisioni prendere, etc, etc. Non una che si ricorda che siamo a Carnevale
e cosa significhi questa parola solo perché ne sente parlare distrattamente da
altri. Una mamma SA
quali/dove/come sono le feste cui portare il pupo mascherato e ha magari scelto
già da tempo da cosa camuffarlo.
E poi
una mamma SA esattamente Cosa/come/dove/quando/chi/perché organizzare la prima
festa di compleanno.
Panico.
Perché una mamma con i
calzettoni non sa, invece, da che parte cominciare.
Sono sempre dell’idea che, al momento del parto e senza che Lui
se ne accorgesse, l’ostetrica ha buttato via il manuale delle istruzioni e,
assieme a questo, il manuale sul montaggio- smontaggio di accessori da bebè e
giochi, il manuale sulla gestione delle occasioni sociali e, col tempo, chissà di
quanti altri manuali sentirò la mancanza.
Inutile pensare ai compleanni
di quand’ero bambina: oltre al fatto che si parla di anni luce fa, il mio compleanno
cade all’approssimarsi della bella stagione e ho inoltre avuto la grandissima
fortuna di trascorrere l’infanzia in una casa meravigliosa e spaziosissima,
qualora il tempo non permettesse a una quindicina di bambini/e di scorrazzare
in cortile. Quindi un compleanno al
chiuso, d’inverno, non so quasi cosa sia: primo sforzo d’immaginazione. Secondo sforzo d’immaginazione: non avere
alle spalle un sufficiente bagaglio di inviti a primi compleanni per pensare a
come organizzarne uno.
Per fortuna ci sono internet
e facebook. Oltre
a idee generiche su cosa fare e cosa non fare (perché, è il monito di tutti i
siti, la festa è per il polpettino/a e non per farsi belli agli occhi degli
invitati), ci sono i gruppi di genitori del territorio che suggeriscono soluzioni
e, soprattutto, possibili location.
Per il poco che ne abbiamo parlato assieme finora, Lui e io
siamo stati d’accordo fin da subito di volere attorno a noi non solo le nostre famiglie
ma anche gli amici: quelli storici e quelli incontrati di recente, quelli “di
pancia” e quelli che ci sono stati accanto in questi dodici, specialissimi mesi.
E se già limitandoci alle famiglie non saremmo riusciti a stipare trenta
persone fra stufa, tavolo, tiragraffi felino e divano nel nostro salotto,
alzandosi il numero l’impresa sarebbe stata veramente impossibile.
Tra le opzioni vagheggiate nei gruppi di mamme facebookiane, abbiamo
(inutile dire che sia un plurale maiestatis) selezionato le sale parrocchiali.
Così, quando la vigilia di Natale sono andata con la Princi e la
mamma-nonna a fare gli auguri a don R., gli ho chiesto la disponibilità dell’oratorio,
subito concesso.
Bene.
Macchè: nella mia memoria ricordavo uno spazio angusto, una
sorta di corridoio. No: ne dobbiamo assolutamente trovare un’altra. Stavolta il
plurale non è più tanto maiestatis perché, ad accompagnarmi in questa
avventura, è stata la nonna2 che
ieri pomeriggio, dopo una serie infinita di «sì, vengo; no, rimandiamo», mi ha
accompagnato in quello che si potrebbe chiamare il pellegrinaggio delle sette chiese. Tra sale già occupate («il 2
febbraio? Di che anno?»), sacerdoti basiti al sentire che per il primo compleanno
di una bimba gli invitati siano quasi esclusivamente adulti (tranquilli: alcuni
verranno accompagnati da neonati), frati che concedono le sale per feste ma non
di venerdì, sabato e domenica (e quindi quando??) alla fine siamo tornati all’opzione uno.
Che, a pensarci bene, forse è quella più sensata. Non solo per
motivi organizzativi (chè, anzi, l’allestimento dovrà essere portato a termine
al tempo di record di un’ora), ma perché
è lì che tutto è cominciato.
Lì sono cominciata io; poi
siamo cominciati noi due; poi è cominciata la Princi. Impossibile,
effettivamente, pensare a una diversa location.
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