Curiose, le coincidenze. Oggi è il compleanno di una nuova zia: una zia innamorata della sua
prima nipotina, che non vede l’ora di giocare assieme a lei, che la riempie di
pensieri e che è stata (ed è) tanto vicino alla sua mamma.
Domani ricorderò più intensamente di quanto non faccia
tutti i giorni una zia che c’è stata per
un periodo troppo breve. Un periodo sufficiente, è vero, per regalare alla
sua nipotina - anche in questo caso la prima - il suo primissimo pelouche; per vergare vittoriosa sul diario la scritta SONO ZIA!! il giorno della sua nascita;
per scrivere che, a differenza di tutti gli altri neonati, lei era più carina, se non altro non era paonazza; per insegnarle il demi pliè e le posizioni di danza
appoggiate al bancone della cucina, sbarra casalinga da cui è partita la
trafila di saggi e lezioni dimostrative propinate anche ai suoi amici,
incalzati con un «È
brava, vero, mia nipote?». Un tempo
sufficiente per sottoporla, piccola cavia, al test di Rorschach; per potarla al cinema a vedere “La storia infinita” interrogandosi se
fosse meglio portarsi le caramelle o il chewing gum; sufficiente per infarcirla
della stessa passione per Snoopy;
per farle odiare e poi amare tutto ciò che, solo perché era suo, lei teneva a
distanza, spaventata e attratta dal modello che lei ha sempre incarnato;
sufficiente per farsi spingere sulla carrozzina
lungo il Corso e per condividere un tè con pasticcini come fossero amiche o
sorelle.
Un periodo, però, del tutto insufficiente per farsi
conoscere veramente, per farle scoprire cosa ci fosse dietro il velo di
tristezza che la accompagnava, per farle capire quanto fosse più importante
vivere in prima persona piuttosto che farlo attraverso i libri, per insegnarle
a truccarsi, vestirsi. E, viceversa, il tempo è stato del tutto insufficiente perché
la nipotina, cresciuta, avesse il tempo di farle conoscere i film e le canzoni
che le piacevano, di chiederle di accompagnarla a teatro o a vedere un balletto,
di averla come appoggio nelle giornate di ozioso shopping, di farle vedere da
lontano - come faceva lei - i ragazzi
che le piacevano, di vederla seduta dietro a lei alla discussione della tesi e
del dottorato, di vederla seduta magari accanto a lei il giorno del matrimonio,
di vederla entrare nella camera d’ospedale quando è arrivata la sua piccola.
Chissà. Tante cose sarebbero state diverse se ci fossi
stata ancora: magari avrei compiuto altre scelte, sarei stata più forte e non
avrei pagato lo scotto della mia debolezza. Magari sarei stata un’altra; ma,
tutto sommato, potrei andar bene anche così, se solo mi accettassi o almeno mi
sforzassi di farlo.
Mi manchi eppure sembra tu non ci sia mai stata: la
Princi ti conoscerà dalle foto ammassate in casa della mamma-nonna e dalle mie
parole. Tutto quello che non abbiamo potuto fare insieme spero che lei riesca a
farlo, permettendomi di credere che lo stia facendo anche io con te.
Perché,
per certe cose, una zia è indispensabile.
Nessun commento:
Posta un commento