L’alfa-Princi ha subito
una notevole battuta d’arresto e molte sarebbero le cose da scrivere relative a
quest’ultimo periodo: dalla latitanza
del pediatra rispetto allo svezzamento, ai miei (sempre più ampi) buchi di memoria contro i quali è straordinariamente
sceso in campo anche il medico di base, alle difficoltà nella gestione bilanciata di Princi-casa-lavoro, agli impegni sempre più fitti della Princi
che richiederebbero l’acquisto di un apposito I-Princi-phone. Insomma: un normale periodo di alti (pochi) e bassi
(molti) dovuti questi ultimi soprattutto alla ripresa in forze di un mio pessimo rapporto con me e fra me e la tavola.
Un modo, certo distorto,
di chiedere aiuto dove la
distorsione è dovuta all’incapacità di verbalizzare un disagio che in realtà
non so a cosa sia dovuto. Per dirla come la dice Lui: «Hai tutto, cosa ti manca?». E qui
già un’amplificazione di sensi di colpa perché è vero, ho tutto: ho Lui, una
casa, un lavoro, tre cuccioli… (e già: bisogna conteggiare anche i pelosi, pure loro attualmente in
crisi perché costretti a non uscire più causa mantenimento di rapporti di
discreto vicinato. Pare infatti che Mr. Billy e il Sig. Degas abbiano deciso di
cambiare lavoro passando dal magazzino
dei termoidraulici al garage della nostra confinante addentrandosi poi in
casa sua, evidentemente alla ricerca di una giusta ricompensa per aver
risistemato la legna. «Potevano almeno rubarle qualche
salsiccia dalla cucina», è stato il commento di
Lui).
Ma manca sempre qualcosa,
qualcosa di indefinibile e sempre sfuggente, ben delineato da Beckett in “Waiting for Godot” (e ancora ringrazio
la prof di Inglese del Liceo per avermelo fatto leggere). E’ quel qualcosa che
– tanto per rimanere in tema - ti fa vedere l’erba del vicino sempre più verde
facendoti dimenticare che, per gli altri, il vicino potresti essere tu: tu che
hai - per l’appunto - un Lui, una casa, un lavoro, tre cuccioli, una vita
sociale decente pappe permettendo e, non ultima, una catena familiare di tutto
rispetto. Anzi: parafrasando un sms della zia-Cucciolo (l’ultimo di una lunga catena di botta-risposta) di fronte al
quale stavo per ritrovarmi naufraga in un lago di lacrime…
«Beh…diciamo
che adesso il fatto di essere una famiglia così variegata e allargata ha molti
risvolti positivi…tante persone in più che vogliono bene a Lui, te e alla Princi…
e pronte a spupazzarsela non solo se la mamma lavora, ma anche se vuole
(giustamente) pensare un po’ a se stessa!»
Mmh…è una delle amletiche questioni di
questo periodo e che, probabilmente, mi accompagnerà fino alla maggiore età (se
non oltre) della Princi: qual è il confine fra le sue
esigenze/bisogni/richieste e i miei? Quanto è giusto sacrificarsi?
Ed è giusto parlare di sacrificio dato che comunque se lei c’è è perché abbiamo
fortementissimamente voluto che ci fosse e dato che ogni suo sorriso cancella
l’ora in meno che si è dormito di notte, l’ora in più che si è stati seduti a
tavola per imboccarla, il minuto scarso che si dedica a
doccia/capelli/depilazione/trucco/parrucco e i 30 frequenti secondi che si
impiegano a scendere le scale per procacciarsi la pizza per cena (e qui scatta
il ringraziamento a chi, qualche anno fa, ha aperto la pizzeria proprio sotto
casa nostra)?
Dubbi che farebbero impallidire persino
Amleto e che tendono a pendere a favore dell’una o dell’altra posizione a
seconda di chi si ha di fronte: la nonna
che teme tu stia trascurando e/o malmenando la nipotina perché le hai
rivolto un no secco per impedirle di rovesciarsi addosso lo stendibiancheria; la neo-mamma che, come te, ha un sogno
nel cassetto: trasformare la sua vita in un lettore cd da mettere in pausa,
magari con un piccolo rewind per tornare
a quando nel salotto ci poteva ballare abbracciata al suo lui senza che
la colonna sonora fossero le musichette dei giochi che calpesta a ogni mezzo
passo, o magari anche solo riandare a quando era una navicella-madre desiderosa
di illudersi che le attenzioni di cui era circondata fossero per lei e non
solamente per il cucciolo in arrivo…
Ma il rewind dovrebbe essere
temporaneo, limitarsi a un momento per tirare il fiato: personalmente non
potrei mai fare a meno degli occhioni della Princi, delle sue manine che si
tendono verso di me per aiutarla ad alzarsi, delle sue piccole ma lunghissime
dita che mi accarezzano le guance, dei suoi sorrisi pieni di pura gioia anziché
di denti. E ogni volta che le sto lontana mi manca, sempre di più: forse è per
questo che, ogni tanto, prendersi una pausa sarebbe la soluzione migliore e più
sana per entrambe.
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