sabato 11 febbraio 2012

genitori (e famiglia) in rodaggio




Tanti giorni di pausa dal blog, a cui ho costantemente pensato: forse soprattutto come forma di contatto con il mondo e come … operazione di igiene mentale ed emotiva. Certo chi è già mamma immagina cosa sia successo in questo periodo: siamo stati letteralmente risucchiati da Sofia.
 


Dai nuovi ritmi della quotidianità, fatta di poppate, cambi pannolino con improvvise pipì e più consistenti espressioni di disappunto appena finito di pulire il sederino santo; pranzi e cene consumate negli intervalli lasciati tranquilli dai pasti della principessa; pulizie costanti della casa, perennemente invasa di polvere, vuoi per i peli dei fratelli maggiori vuoi per il riscaldamento tenuto a palla in queste freddissime giornate; tentativi, perlopiù andati a vuoto, di pisolare quando riposa Sofia che, come un radar, appena sente appoggiare la testa (altrui) sul cuscino, attacca la sirena.
 


E poi ci sono gli aggiustamenti dati dall’incremento della famiglia, con consigli che rimbalzano da me a Lui soprattutto nei momenti di pulizia della piccola, organizzati come il cambio gomme della Ferrari, con il papà che si occupa dell’ombelico e dell’operazione oliatura (al termine della quale Sofia sembra un tonno nostromo, impossibile da prendere a meno di farla sgusciare da ogni parte più di quanto non faccia normalmente divincolandosi: quindi, la trasformazione in patatina di Mc Donald’s è passata da me durante la gravidanza a lei, come dire: dall’unzione del pancione all’unzione del suo contenuto), io che cerco di vestirla nel modo più rapido e indolore possibile tenendo a mente le manovre spiegate, ormai troppo tempo fa, dall’ostetrica T. Consigli che rimbalzano e si scambiano dalla mia alla sua bocca anche in occasione delle poppate: se i primi giorni al minimo pianto Lui la prendeva in braccio cercandomi per casa con uno sguardo da «Guarda che mamma degenere sei che lasci piangere tua figlia senza nutrirla» e le mie rispettive e credo più che legittime rimostranze al riguardo, all’attuale suo «Lasciala piangere un pochino prima di darle da mangiare, così sei sicura che è sveglia: di giorno, ovviamente, non di notte!», ai miei rimbrotti perché la sta viziando prendendola immediatamente in braccio ogni volta che piange, compreso quando (ma spero ci abbia solo provato e non l’abbia fatto davvero) lunedì pomeriggio ho pensato di andare tutti insieme al supermercato: e dopo un po’ ha attaccato la sirena.

Insomma: ogni cosa è nuova, carica di potenziale ansia che cerco di tenere a bada (e mi stupisco, sinceramente, di certa mia serenità) e di senso di smarrimento, inadeguatezza. Del resto la dottoressa S. me l’aveva detto: ci saranno momenti in cui tu e tua figlia non vi capirete, momenti in cui tu non capirai lei e momenti in cui lei non capirà te. Beh, se l’inizio di questa convivenza a tre ci aveva fatto ben sperare con una scansione quasi asburgica (data da Sofia, intendiamoci) fra ore di pappa e di nanna (ogni 3 ore), negli ultimi due giorni invece questo ordine si è sgretolato portandola a strillare per la fame anche ogni ora-ora e mezza e questo perché i pasti sono stati sostituiti da “spuntini” di dieci minuti. Scatenando il mio pianto: però, finora, son stata brava e ho ceduto solo due volte allo sconforto. Mi chiedo cosa succederà quando Lui tornerà al lavoro, ma cerco di non pensarci troppo.
 


Peraltro Lui si è proprio trasformato.

Se già in gravidanza aveva dato avvisaglie di un mutamento positivo, adesso è accaduto il vero miracolo: pulisce casa da cima a fondo senza che glielo chieda, anzi, proponendo autonomamente «Cosa dici? Pulisco il pavimento?»; riesce a trovare detersivi, stracci e affini; fa la spesa; ha subito calzato i panni del papà premuroso alias iper apprensivo; e, soprattutto, ha trascorso una settimana d’inferno fra scartoffie varie facendomi tornare in mente il “Sor Pampurio” di cui parlava mio nonno quando una persona era costretta a far avanti e indietro per vari motivi. Scartoffie per avere le agevolazioni regionali che spettano alle coppie con figli; scartoffie e grane per riuscire a braccare un pediatra:
 


 la ricerca dell’araba fenice aveva richiesto a Indiana Jones meno sbattimento. Solo tre i medici liberi in tutta la provincia dei quali:

a)        uno anziano e variamente sconsigliato;

b)        una che, pur abitando di fianco a noi, si è rifiutata di fare visite a domicilio perché ha l’ambulatorio in un’altra città;

c)        quello che, si spera, ci ha accettato o, meglio: per ora rientriamo nella sua lista d’attesa ma ha comunque proposto di vedere la principessa.

In tutto ciò, gli unici pacifici sono i gatti anche se, in certi momenti, dimostrano la loro carenza di coccole e si fiondano su di noi appena siamo liberi da Sofia. La guardano e annusano con curiosità, dormono con lei e … vogliono persino usare il suo fasciatoio.

Ma nonostante la stanchezza e i momenti di scoramento quando – com’è successo stamattina - ci ritroviamo tutti e cinque in camera da letto, la sensazione di essere una famiglia completa mi appaga totalmente. Così come riuscire, fra un cambio pannolino e una pentola sul fuoco, a scoccare un bacio sulla bocca di lui in mezzo al corridoio.

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