mercoledì 15 febbraio 2012

allunaggio parte seconda



Sofia oggi compie due settimane.

Proprio il giorno di S. Valentino. Mi pare una bella coincidenza. (p. s: oggi che lo pubblico, con un ritardo dovuto proprio alla protagonista della storia, ormai la principessa ha due settimane e un giorno…)

Vediamo così di riprendere il filo della narrazione del suo arrivo dal momento in cui l’ho lasciato. Peraltro le mie poche ma affezionate fan mi han fatto sapere di aver riso parecchio durante la lettura: beh, le comiche erano appena all’inizio.
 
 
Eravamo rimasti alla fine della visita con il mitico dottor C che, sebbene non totalmente persuaso, mi ha ricoverata. L’ostetrica mi risistema dunque nella sala travaglio attaccandomi nuovamente al monitor che Lui, vestiti i panni del perfetto assistente ginecologo, fissa incessantemente per interpretare i numerini e i grafici del monitor nel tentativo di capire cosa io stia percependo.
«Beh, dai: non è tanto forte come dicevi».
«Sì: ma siamo solo all’inizio…»
E in effetti le contrazioni erano ancora blande e saltuarie: avrei messo la firma perché continuassero così mentre, nell’illusione che già quello potesse essere l’apice, continuavo a dirmi “brava, stai proprio sopportando tutto alla perfezione!”.


Poco dopo Lui torna a casa: è quasi l’una e quando viene l’ostetrica a staccarmi i sensori le chiedo cosa siano i condilomi.
«Hai presente che adesso alle ragazzine viene fatto il vaccino per il papilloma virus? Ecco: i condilomi sono collegati a quello»
Aeh!, penso: il dottor C. è il catastrofismo fatto persona: tre mesi fa, all’ultima morfologica che ho fatto (e che ha fatto lui) mi aveva allarmata sulle contrazioni dicendomi di precipitarmi in ospedale se le sentissi troppo forti: e questo mi ha fatto saltare la piscina con le mie amiche overage per l’intero ultimo mese di gravidanza; adesso mi prospetta una forma tumorale ai piani bassi? Meglio che apra la finestra e mi butti giù!
«Io però, da quello che ho visto dal punto in cui ero, credo si tratti piuttosto di un frammento di imene rimasto lì e ora sanguinante»
Beh: non so quale diagnosi sia preferibile. Mi pare evidente, al punto in cui sono, che la verginità è un lontano ricordo. Oppure lo Spirito santo ha deciso di colpire a 2012 anni di distanza…


Comunque poco dopo mi lascia invitandomi a riposare in vista di quel chissà cosa che decideranno i medici al mattino. Chiudo gli occhi ma dopo poco arriva un’infermiera per compilare un questionario: indirizzo, numero di telefono, religione, lingua, nome: chissà, magari intanto preparano il cartoncino rosa da appendere fuori dalla porta assieme al fiocco. Cerco nuovamente di dormire, anche perché finalmente mi hanno portato la coperta in più che ho chiesto e nel frattempo ho sostituito la camicia da notte con il pigiama lungo: nella mia ingenuità, credevo di essere già pronta per il travaglio e avevo quindi seguito alla lettera le indicazioni del corso preparto indossando l’abbigliamento più adatto per le ultime fasi dell’allunaggio. Cerco di dormire, ma non ci riesco: mi manca Lui, mi mancano i gatti e tutto mi sembra ancora così irreale …
 
 
Finalmente mi appisolo ma dalle 5 non dormo più: penso che fra un’ora anche Lui si sveglierà, inizio ad avere fame (!), mi chiedo se potrò lavarmi e cosa succederà nelle prossime ore mentre i dolori, soprattutto nella schiena, si infittiscono e aumentano di intensità. Ormai sono le 6: torna l’ostetrica per un nuovo tracciato, arriva l’infermiera per misurarmi la pressione e pesarmi. Momento terribile: chissà quanto sarò aumentata dal giorno del day hospital…
«Ma dal 29 dicembre non si è più pesata?!»
E perché avrei dovuto? Per farmi venire un coccolone? E invece no: vorrei quasi saltare di gioia perché il peso è lo stesso; o meglio: probabilmente era falsato il peso di fine anno, valutato completamente vestita e con addosso degli scarponcini da 5 chili l’uno. Che fossi una mongolfiera era quindi, tanto per cambiare, solo una mia impressione.

Arriva un’infermiera dal viso dolcissimo, materno, che incontrerò più volte nei prossimi giorni, per portarmi un ciotolone di tè schiumoso (??) con due pacchetti di fette biscottate. «Ma come» penso «quando venivo a fare i controlli, c’erano le future mamme sotto sorveglianza per glicemia e pressione alta distribuivano anche la marmellata e a me che (forse) tra poco dovrò affrontare il travaglio niente di appetitoso??». Unica consolazione: se nasce oggi forse il fine settimana siamo a casa e festeggiamo il compleanno di Lui con una bella scorpacciata di pizza.

Sono quasi le 8.30: mi sono lavata, ho guardato distrattamente la tv per ascoltare che, forse, domani arriva la neve: bene, meno male che sono già qui.

Oddio, eccolo di nuovo, il dottor C. Gli faccio presente che continuo ad avere delle perdite. Colpo di genio: «Adesso le faccio portare un assorbente verde per apprezzare la quantità della perdita».
Poco dopo ecco arrivare un’infermiera con un lenzuolo verde e rigido: «Ecco, lo metta come un’assorbente!»
Assorbente?? Dopo averlo sistemato alla meglio, con un sentore di ruvidezza che mi sembra di aver un porcospino negli slip, ho la sensazione di essere seduta sospesa a un metro dal letto.

Meno male che, poco dopo, entra in camera la dottoressa C.: sapere che c’è lei di turno mi rassicura allo stesso modo in cui, quando mi telefona, rassicuro la mamma-nonna facendole credere di essere a casa, ancora nessun movimento panciale in corso: se le avessi detto la verità, si sarebbe precipitata e allora sì che il presunto, probabile travaglio (ancora dato per incerto da tutti, medici, ostetriche e infermiere: quasi quasi penso di essere una visionaria delle contrazioni) potrebbe durare giorni se non settimane.

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