domenica 29 gennaio 2012

su Mary Poppins e i lavori di casa


Mary Poppins lo diceva: basta un poco di zucchero e la pillola va giù. Di qualunque tipo sia: che si tratti di uno di quegli antibiotici che, al primo sguardo, speri possano essere dei suppostoni, o che si tratti di pillole a grandezza variabile a seconda dell’ansia e dell’emotività di cui le carichi.

Come ho già scritto altra volta, ho la tendenza a prefigurarmi le situazioni potenzialmente spiacevoli in una mutevole scala di grigi: relativamente più semplice, così, assorbire l’effettiva batosta che ne potrei avere o, viceversa, più piacevole ammettere di aver preso una cantonata. E ieri è successo proprio così. Ho trascorso la mattinata a pulire e strofinare per cercare vanamente di non pensare mentre si sa: i lavori manuali facilitano la dispersione della mente in vaghi e vari pensieri. Non ho proferito, o quasi, parola cosicchè – immagino – Lui abbia intuito che ci fosse qualcosa di storto; e poiché mi conosce, suppongo anche che sapesse di cosa si trattava. Conclusione: non ha proferito parola neppure lui, fingendo andasse tutto bene.

Ma aveva ragione: come mi ha detto poi ieri sera «Tu ti rovini le giornate pensando che le cose andranno male». Sorprendentemente è andato tutto più che bene, tanto da farmi immaginare che Lui ci avesse messo la zampino ma, abbastanza convincentemente, mi ha detto di no. Al che, c’è un’unica ipotesi plausibile: la luna che doveva stimolare lo sganciamento dello shuttle ha sortito altri e più miti effetti.
 


Ieri, a proposito della navicella (e siamo a più tre), abbiamo continuato a camminare il più possibile, per ora senza risultato. Il problema è che pare sia arrivato il freddo vero per cui alle passeggiate all’aperto dovrò forzatamente sostituire le vasche nei centri commerciali: vabbè, un altro sacrificio.


Sempre ieri, abbiamo poi rasentato le comiche: da qualche tempo Lui si è impuntato per emulare un perfetto e premuroso cavaliere: salvo poi che mai una volta si sia avvicinato alla mia schiena per massaggiarla, nonostante me ne lamenti di continuo e salvo pure che continui a ridacchiare quando, camminando, mi devo fermare di colpo (emulando il gioco delle statuine che si faceva da piccoli) per i crampi alla chiappa, sempre più insistenti e frequenti. Comunque, ieri pomeriggio siamo andati al centro commerciale per comprare un nuovo digitale terrestre; dopo pochi metri, con fare premuroso, mi dice: «Lascia: lo porto io»; risposta: «Ma guarda che ce la faccio: non è mica un gran peso!». (e in effetti la scatola era dieci cm per dieci cm, quindi …)

Rientrati a casa, dopo cena ho due lavatrici da stendere, lui nel frattempo si è steso sul divano. Ovvio che ce la faccio a portare, una per volta, entrambe le bacinelle: ma alla seconda, mi fermo sulla porta del soggiorno per dirgli:

«Scusa: non ti sembra di essere ridicolo? Prima mi hai tolto dalle mani il digitale che non pesava niente e ora non mi aiuti a portare di qua i panni??».

Lui: «Potevi dirmelo: non ti ho mai detto di no. Mica sapevo che dovevi stendere! » E poi, ridendo: «E allora smettila di portare sempre tu la bambina!!». Conserverò questa frase per quando dimenticherà di portare il passeggino: quella volta gli farò presente il tempo in cui ho giocato al ruolo di nastro trasportatore.


Comunque è vero: non ho esplicitato a parole cosa stessi per fare. Pensavo parlassero da soli lo stendino aperto, il mio aggirarmi attorno ai panni già stesi per controllare l’asciugatura, la cesta con i gancini pronta sul tavolo. Come pensavo che, di mattina, parlassero i miei andirivieni per il corridoio con in mano una volta scopa e paletta, una volta lo straccio e il mangiapolvere, una volta il bastone per lavare. L’ho fatto volentieri, per carità: mi piace vedere la casa pulita, soprattutto nel fine settimana (non so poi perché: mah?!); solo che sentire poi Lui che sbuffa di stanchezza perché sta riordinando carte e bollette nei raccoglitori accompagnando il tutto con un compiaciuto fiorire di «Sto facendo questo e questo» come a volere un elogio per tanta fatica mi sembra sempre una presa in giro. Acuita dalla felice uscita: «Ma tu vai a batterie? Perché non ti stanchi mai!». E già immagino che, dopo aver pulito, fatto il letto, preparato il pranzo, accudito alla pargola sarà poi Lui a prendersi la principessa per il pisolo insieme sul divano.

1 commento:

  1. Non capisco, ma mi sembra quasi che in certi momenti gli uomini siano dei cloni .... tutti uguali!
    Silvia

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