venerdì 27 gennaio 2012

principessa a lunga conservazione



Oggi mi sento ufficialmente uno yogurt: di quelli che, arrivati a scadenza, personalmente mangio comunque se non sono passati troppi giorni. Analoga sensazione l’avevo provata quando, discutendo con Lui sul perché avesse preferito andare a convivere anziché sposarci, così mi ha risposto: «Ho pensato che ci sposeremo quando avrai 30 anni, mentre un bambino lo avremo quando ne avrai 33». Sono ancora qui a interrogarmi sul perché, ma mi consola che continui a chiederselo pure Lui ogni qual volta gliene chiedo il motivo.
 

Chissà cosa succederà nelle prossime oreconfesso che mi dispiacerebbe se non nascesse oggi: nascere nella giornata della memoria sarebbe stato un evento carico di significato. Sarebbe stato più immediato spiegarle perchè è giusto che nei negozi entrino anche i ragni e i visigoti...
 

Eppur qualcosa si muove: nel senso che stanotte, tanto per cambiare, ho dormito poco e malissimo tra mal di pancia/stomaco e un mal di schiena che non sapevo in che posizione placare. Ma forse è colpa della cioccolata con le nocciole a cui ho ceduto ieri sera dopo aver fatto la brava (cena solo di frutta e verdura): magari sono come i bambini, a cui non bisogna dispensare zuccheri dopo una certa ora.

Chissà, dicevo: perché in effetti mi sembra che la navicella abbia imboccato l’ascensore per scendere almeno di un pianeta. Oltre ad averlo notato a occhio (metro d’esame piuttosto discutibile e poco scientifico) me l’ha suggerito la cintura dei jeans, che ho dovuto allargare di un buco salvo poi temere di perdere i pantaloni per strada.
 


E invece per strada, o meglio, in casa, ho perso l’equilibrio. E così, giusto per non farci mancare nulla compresi un po’ di suspence e pathos, poco fa mentre stavo uscendo con la mamma-nonna, sono scivolata sulle scale del condominio. Ovviamente erano gli ultimi due gradini e, ovviamente, negli ultimi nove mesi e fino a oggi non mi era mai successo nulla di simile. A segnalare che si trattasse di un vero dramma, anziché con il solito diminutivo la mamma-nonna mi ha chiamata con l’intero nome di battesimo: e per un attimo ho pensato «Oddio: sono grave e nemmeno me ne accorgo».

Invece per fortuna ho sbattuto “solo” la testa, che mi ha rintronato per un po’, e il mappamondo con cui bilancio il meloncino: che, a proposito, ieri è stato scambiato da due medici per una pancia da quinto mese; ed il pensiero che fosse a un punto tale da poter ancora raddoppiare mi ha davvero lasciato allibita: già così ho la sensazione di essere una mongolfiera che viaggia rasoterra.

Comunque dopo poco mi son rialzata e mi son dovuta sentir rimproverare (come fosse colpa mia) perché qui intorno non ci sono negozi di scarpe in cui fiondarci subito per sostituire le mie vecchie ed evidentemente ormai consunte scarpette da ginnastica. Quindi, al momento di salutarci, ho dovuto solennemente promettere che domattina – dopo la visita – correrò (si fa per dire) a cercarne un paio più serie e soprattutto più aderenti al suolo.
 


E poi ovviamente è venuto il suo predicozzo, scandito da una parolaccia e dalla minaccia di tornare subito a casa. Stamattina, invece, quando avrei tanto voluto sfogarmi per come avevo dormito male e per tutti i dolorini che avevo Lui non mi ha proprio dato corda lasciandomi senza soddisfazione: per quanto irritante potrà essere, credo comunque che sia l’atteggiamento più corretto che seguirà, senza sforzo, anche durante il travaglio. Salvo poi che sarò io a ricoprirlo di insulti.

p.s: per chi non lo sapesse, la tera immagine rappresenta la lampada di fronte alla quale Galileo ha pronunciato il celeberrimo "Eppur si muove", custodita nel Duomo di Pisa.

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