venerdì 13 gennaio 2012

cavallino o principessa?


Sarà che una bimba induce a sbizzarrirsi; sarà che avendola chiamata da subito principessa abbiamo innescato questo meccanismo di regalie: fatto sta che la bimba è già straviziata ancor prima di nascere. Forse per tener fede all’intenzione di mandarla a danza, la paciocchina si sta mettendo in piedi un bell’arsenale di scarpette: non solo le classiche babbuccette di lana e/o cotone per i primissimi mesi, ma –dopo le ballerine di Minnie – ieri sono arrivate dai futuri bis cuginetti un paio di graziosissime ballerine di jeans. Che faranno uno splendido pendant con gli scamiciati di jeans messi a disposizione da una coppia di amici. Insomma: trendy più della mamma.
Mamma che però, ieri sera, ha voluto rivestire i panni della “donna-quasi-non-incinta” infilandosi in un paio di jeans skinny, possibili da indossare grazie al famigerato pancerone rosa, giusto per inaugurare gli stivali con tacco nuovi di pacca (primo acquisto con i saldi) abbinati alla borsa di marca (una vera novità per me) comprata apposta per sfoggiare gli inediti trampoli. E poi una buona dose di trucco e parrucco per partecipare all’inaugurazione di una mostra, evento cui non presenziavo da tempo, che mi mancava e da chissà per quanto poi dovrò tenermi lontana. Spero non troppo, dato che la prossima settimana ci sono almeno due appuntamenti cui mi farebbe piacere partecipare fra cui, sabato, la presentazione di una collettiva che dovrei curare in prima persona. Ma chissà: dipenderà da lei; ormai già conto meno del due di picche.
Il fatto comunque che la principessa abbia già un adeguato kit di scarpine si sposa perfettamente con l’appellativo di «cavallino» usato mercoledì dall’ostetrica a seguito del monitoraggio. E come darle torto? Stanotte, fra mal di schiena e i suoi tremila siepi, ho dormito 5 ore scarse: ce la farò a seguire il programma della giornata, che prevede una spesa preliminare insieme al futuro papi nell’attesa che – a questo punto si spera entro la fine dell’università della bimba – ci aggiustino la caldaia e possiamo finalmente rientrare in casa? Questa storia ci, o meglio mi, sta proprio sfibrando. E vorrei, e avrei voluto, che tutto in questo periodo fosse diverso.
Fingiamo di portare pazienza e torniamo a mercoledì quando, dopo il monitoraggio mattutino, nel pomeriggio è stata la volta del colloquio con l’anestesista in caso di peridurale. Chiarisco subito che son sempre stata favorevole, il «partorirai con dolore» non è decisamente nelle mie corde. Tuttavia, tranquillizzata dal corso preparto e dai sorrisi ammiccanti delle ostetriche, da qualche tempo sto cercando di convincermi che non sentirò proprio così tanto male e che, comunque, riuscirò a farvi fronte in modo naturale o annegandomi nella vasca della famosa “stanza dei tulipani”. Ecco perché, dopo 5 minuti trascorsi nella stessa stanza, mi sarei volentieri slacciata uno scarponcino per ficcarlo in bocca all’unica delle altre 4 future mamme che – avendo già sul groppone altri due parti – si diffondeva con dovizia di particolari sul tipo di dolori lancinanti che si provano. Sentir parlare l’anestesista delle possibili e talvolta anche gravi effetti collaterali dell’analgesia è stato, al confronto, molto più rassicurante.

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