giovedì 29 dicembre 2011

più trentasei (settimane), meno ventotto (giorni)



Il countdown è partito: quelli per i lanci della Nasa in confronto sono nulla. E pare che anche Lui cominci, finalmente, ad essere pervaso – consciamente e/o inconsciamente - dall’ansia. Se l’altra mattina si è infatti affacciato alla porta della camera apostrofandomi sorridente con un «Meno trenta!» facendomi sorgere il dubbio che questo conto alla rovescia avrebbe accompagnato ogni avvio delle mie giornate da ora sino a fine gennaio, stamattina mi ha raccontato di aver sognato la nascita della principessa: nel letto di casa e già con la tutina addosso. Ma più della stranezza del sogno mi ha colpito il fatto che abbia sognato, o almeno che si sia ricordato quelle immagini dato che di solito ai miei racconti delle mirabolanti avventure oniriche corrisponde un suo «Io non sogno mai». Potere della bimba.

Bimba che, ieri, ha confermato la sua maliziosa furbizia. Alle 7.30 infatti è cominciato il tour de force del pre ricovero: prelievo, misurazione della pressione, controllo del peso («Quanto pesavi all’inizio della gravidanza? Oh, io non pesavo così neppure da bambina» disse una delle ostetriche più magre del reparto); e poi visita con il primario, elettrocardiogramma, ecografia e monitoraggio. Il tutto si è concluso nella bellezza di sei ore e mezza in cui il sedere mi è diventato quadrato e quando cercavo di muovermi per sgranchirmi un po’ alla fine avevo un fiatone che neppure Pietro Mennea. Comunque le lungaggini non sono state dovute alla prolissità dei singoli controlli, anzi: a un’ora di sala d’aspetto ha corrisposto un elettrocardiogramma di mezzo minuto al termine del quale avrei voluto spiegare all’infermiera che, a quel punto, vista la crisi globale, sarebbe stato il caso di risparmiare gli skotchini che ha tolto non appena finito di applicarli.

Per il resto, se l’aspetto maggiormente rassicurante della mattinata è stato condividere quest’esperienza con altre navicelle in fase di allunaggio, la cosa più curiosa è stato l’altalenare di opinioni sulla possibile grandezza della bimba, affiancate da costanti valutazioni sulla pochezza della mia pancia. Se secondo il primario e la mia ginecologa il perfetto andamento della crescita si sposerà comunque con una prosciuttina piuttosto smilza («Meglio così»: sentenziarono la solita ostetrica e la dottoressa), secondo l’ecografista al momento la principessa peserebbe 2,5 chili. Gulp: in tre settimane è passata da 1,8 a 2,5? Ma nemmeno l’incredibile Hulk! o, almeno, c’è da sperare che pandori e cioccolate di questi giorni siano finiti sui suoi piuttosto che sui miei fianchi. Forse con l’intenzione di rassicurarmi - ottenendo invece come risultato una fitta diffusa nelle parti basse che saranno coinvolte nel magico evento – il medico ha sentenziato che arriverà ai tre chili. Cavolo: in realtà ci speravo che fosse un po’ più piccola come mi avevano detto solo qualche ora prima, dato che – “Senti chi parla” docet: «Provi lei a far passare un melone attraverso un buco grande come un limone!».

Comunque ora il dubbio resta: a chi credere? E su quale taglia di body e tutine puntare? In realtà il borsone, nuovo fiammante, capiente e dotato di rotelle antifatica, è già pronto con tutto il necessario per lei; che, ieri, ha ricevuto un nuovo regalino: le sue prime scarpette sportive da sera, bianche con strisce rosse scintillanti e faccione di Minnie. E, per collaudarle, il papi sarà costretto a portarci a ballare.

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