giovedì 24 novembre 2011

fatica delle parole vs. fatica del pancione



Immagino sia così per tutte. L’ultimo periodo della gravidanza sembra un colossale countdown, in cui puoi anche assumere le sembianze di una bomba ad orologeria, oltre a quelle di un tricheco costretto a rotolarsi per scendere dal letto o ad accavallare faticosamente le gambe pur di chiudere la zip degli stivali.
È una sensazione che si è acuita negli ultimi giorni, in cui ormai sempre più spesso appoggio la mano sul cocomerino come a dargli coraggio o a ricordargli il principio di Archimede per cui, se anche non immerso in un liquido, può comunque ricevere una spinta dal basso verso l’alto in modo da facilitare la mia locomozione. Mi chiedo come sarebbe possibile per me, visto che in tanti me l’hanno proposto come la manna dal cielo, usare il marsupio per trasportare la principessa: il mio periodo di marsupiaggio l’ho già avuto e se fatico a portarla a spasso adesso che pesa circa 1 chilo e 600 grammi come potrei farlo quando, uscita dal suo camper, peserà 4 o 5 chili?
Ebbene sì: “l’ammontare” della bimba l’ho saputo ieri con la seconda morfologica. Attesa, temuta e voluta con una certa trepidazione dato che, come ho detto giusto l’altro giorno ad un’amica, a volte neppure mi ricordo di essere una navicella-madre con cucciola incorporata. Beh, poi ci pensa lei a ricordarmelo, rotolandosi a più non posso proprio come sta facendo in questo periodo, tanto da spingere anche il medico a commentare quanto sia agitata.
Ed è stato l’unico suo commento spontaneo. Spesso, parlando con le persone o con le colleghe future mamme, si incappa nel discorso se si viene seguite da un ginecologo privato o meno. Vero è che poi, al momento del bisogno, se lui/lei c’è bene sennò ciccia e, a quanto ne ho capito, il grosso spetta comunque alle ostetriche; quindi: perché spendere ogni mese cospicue somme per poi essere lasciate in balia del parto?
Ecco, ieri mattina, la spiegazione. Nei controlli fatti finora da medici che non fossero la dottoressa C. non ho avuto molto di che lamentarmi: cordiali, gentili, pazienti e, soprattutto, consapevoli della curiosità di vedere nel monitor cosa stia facendo il piccolo alien. Ieri no. Nonostante le promesse e una gentilezza di facciata, l’ignoto dottorino ha tenuto lo schermo tutto per sé, limitandosi a stamparmi un profilo della bimba che, per carità, conferma i suoi lineamenti da piccola divinità greca: tipo Pollon, insomma.
Per il resto mi ha solo messo addosso un po’ d’ansia dicendomi che se ho contrazioni come quelle di cui si è reso conto guardando il monitor, è bene che mi scatafasci in ospedale a farmi vedere perché ora, alla 31esima settimana, sarebbe troppo presto per lei soddisfare le sue curiosità su cosa succede fuori dal pancione.

E tante grazie, lo sapevo pure io. Per il resto, senza dubbio sono io che chiedo poco perché mi aspetto che uno dei compiti/doveri dei medici sia quello di dire cosa stiano facendo, cosa vedono e come lo vedono senza essere costantemente infastiditi dal terzo grado della paziente; un po’ sono sempre io che ho deciso di mantenere un alone di mistero su certi aspetti della gravidanza e maternità, per cui non mi sto leggendo l’enciclopedia della mamma e del bambino, evito accuratamente le riviste specializzate dopo essere rimasta traumatizzata dalle fotografie in presa diretta dalla sala parto (e scattate non dal lato della testa della partoriente), ho a stento capito che la montata lattea si riferisce a qualcosa che succede dopo il parto e non in una stalla. Forse tutto questo è sbagliato, ma preferisco vivere il periodo senza aggiungere inutili preoccupazioni alle elucubrazioni che già scandiscono le mie giornate e cercando, per quanto possibile, di non alimentare le ansie mie, di Lui (beh, per arrivare a questo ce ne vuole) e della mamma/nonna.

Ma intanto, dopo aver sentito parlare di contrazioni, ieri son stata a riposo. Oggi no, naturalmente: proprio non riesco a stare senza far nulla.

2 commenti:

  1. In molti casi i medici non hanno sensibilità e comprensione.
    Ma dico io, se sei un medico l'avrai scelto tu di farlo, o no? E prima di fare tale scelta non hai pensato che fare il medico significa avere a che fare con le persone????
    Silvia

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  2. quello che penso anche io<. oltre alla bravura, anzi, direi parte indispensabile della bravura è la capacità comunicativa!

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